sai la morte che ti segue
foglie riarse i nostri pensieri
une édition Mauxion, l'ho
nasce e muore nella disarmonia
dietro ogni sillaba ritrovo
ciminiere nere sui miei occhi
Finale a sorpresa
sono passato in un luminoso mattino
sai
la morte che ti segue
sai la morte
che ti segue
naturale
oblio del mio vano
biascicare,
del nulla
che inseguo
tra tanti:
(riflettori
di parole si accendono
di
nascondersi
liberi gli eletti)
artigiani
delle sillabe
artefici
delle mani
tra punte
nuotano aguzze
si conficcano
pietrificati
e non un
viaggiatore noterà
il loro
scheletro intatto
ti giunge
un frammento della mia voce?
foglie riarse i nostri pensieri
foglie riarse
i nostri pensieri
se elettriche
parole decidono
per noi
estranee partenze
altro tempo
è passato,
sappiamo
cosa è là
dove
impazienti
camminano
voraci
ogni giorno parole,
effimeri
centri di gravità
ai margini
scriviamo fragili storie
nascoste
per tanto tempo
non è
l'ora neppure adesso
une
édition Mauxion, l'ho
une édition
Mauxion, l'ho
davanti
Vincent, guardo
Le pont
de Langlois près d'Arles
stampato
su una scatola di cioccolatini
donatami
da chi non sa che
sia mai
vissuto
ogni giorno
ascolto monumenti
di carta,
ad un gioco serio
castigo
di liquami
sulla bocca
di eleganti
guardiani
urlanti,
sussurri
riesumano
coltri
di voci
e
seppelliscono
nasce
e muore nella disarmonia
nasce e
muore nella disarmonia
nel gioco
solitario che combina
i resti
per se stesso
fili argentei
dorati:
di catrame
neri tizzoni
ardenti
di dolore
per una
perdita
se c'è
qualcosa
cui sono
in interesse
è
l'abolire un centro, quando l'omino
decentrato
del tutto calpestato
ancora
s'illude
fiori
ricercati
esistono forse
solo in
qualche giardino lussureggiante
circondato
da macerie
misture
iniziatíche in qualche fossa
profonda
di polverosi libri
(ora che
gli squilibri climatici
hanno abolito
perfino le serre
gli occhiali
troppo spessi vanno in pezzi)
dietro ogni sillaba ritrovo
A F. Sibilla
dietro ogni
sillaba ritrovo
chi ha
dovuto scantonare
straniero
nel gioco del come si deve
rifugiarsi
tra alberi come querce
fragili
come corolle
da cui
più non si discende
interrogo
il passato
appena
balbettante
rimane
la fede abbarbicata
al soffio
che non cede
mi passi
accanto senza più mani
esisto
quando le lancette
pulsano
all'unisono la nostra verità
ciminiere nere sui miei occhi
ciminiere
nere sui miei occhi
celebrano
fortune
oggi che
pochi forti
dispongono
per i miei figli
dimenticando
troppo anch'io
non so
pensare il cielo
senza di
loro
(pozzanghere
trascinano fette di blu
acido sudore
in cui i pesci
sono
già
morti)
i vaticini
che mi giungono
lacerano
di dolore l'aria e l'afa
ma in essi
è l'ultima foglia
rinata
non nera non strappata
pur sempre
la tua verde voce
Finale
a sorpresa
crolla la
trave
poi il
palco
un pezzo
alla volta
scricchiola
il discorso
su una
piuma scivola via
l'autore
il critico
il buffone
si guardano
stranulati
sono
passato in un luminoso mattino
Ma dopo
che le stalle si svuotarono
l'onore
e l'indecenza stretti in un sol patto
fondarono
l'ossimoro permanente
E. Montale
sono passato
in un luminoso mattino
per solitarie
lande lasciate
al disastro
di neri liquami
da omini
senza più mani
solo un
colore rievoca
il passaggio
dello stretto
puoi vedere
Scilla e Cariddi
onnivori
a cibarsi vorticosi
e la vittoria
dei delfinidi
predatori
dal mare
quando
non rimane
che il
bianco e il nero
l'uno