I poeti non ridono
Preghiera
del ciclo
Anime
Avvistamenti
Idealmente
continua la marcia
Storia
della scarpe
Amore
mondiale
Fuga
2
Moto
sweet moto
I poeti non ridono
I poeti
non ridono, ma
si cavano
di bocca i denti,
esultano
e si masturbano
nella forma
i poeti scordano
il cuore,
la chimera che io, poeta,
chiamo
persona e amo la persona
coi denti
in bocca, colla barba fatta,
amo la
persona con la forma
della persona
che ci tiene a se'
alla forma
del mondo, ma
i poeti
si chiamano colla consonante
grossa
e poi si lasciano perdere
i denti
dalla bocca, santa bocca!
che mangia,
che gusta, che bacia
e che rigira
la lingua sulla parola
sulla lingua
di un'altra persona,
ma non
mi viene mai di credere
al poeta
colla consonante grossa,
forse solo
alla medietà di una ragazza
stesa nel
letto della sua stanza
che ascolta
musica e langue.
Sulle tue labbra sovente un riso
che moribondo
assecondo percorrendo
il mondo:
di già! il… -
Preghiera
del ciclo
(ripetere
almeno tre volte a ritmo incalzante)
m’imbocchi
di cielo
mi sciogli
il ghiacciolo sulla lingua
m’insuffli
dai buchi il calore
mi fai
vibrare duro
ci dai dentro!
Anime
Sono handicappato
e
volo nella
congiunzione
sono il
cielo azzurro azzurro
e sono
quando sono
vortice
nel mondo e costruzione
sono quanto
sono
due/tre
parole…
assente
giustificato sono
inchiostro,
sole sono
traliccio,
paesaggio sono
e sono
azzurro sono
e notte
sono notte
passaggio
in velocità, sosta sono
occhi e
riposo sono
fica di
bimbetta e
uccellino
sono civetta
treno in
ga- eh ah -
galleria
sono turbine
e vetro
nella scarpa
colbacco
e luna
e volo
in congiunzione
per quanto
sono
tempo attimo
tempo sono
il sole
sempre io voglio
il ragazzetto
che sono
io moto
sulla strada
velocità
e sosta e volo
chiaramente
azzurro
sono l'occhio
guercio di una vecchia
la mano
di un atrofizzato
il guanto
di un anfibio
l'orizzonte
che miro e rimiro
lì
nel punto ermo dell'infinito
e sono
pure l'infinito
un gigante,
un vero demiurgo
uno sputo
di poesia
io sono
un cesto e un incesto
un contadino
sono che va alla terra
un cantante
sono: una rockstar
io sono
la coppa UEFA
il nulla
io chiamo a riposo
e stanchezza
cum dolore siamo
un alito
sensibile, il senso del vivere
siamo semenza
di azzurro, di sole
di
congiunzione
e assenze siamo
ideologie
siamo senza
siamo quanto
siamo…
vita
brulichiamo
Avvistamenti
avvistamenti
al confine
dove
s'appressa
il mare
un esercito
compatto turbinava
come sospinto
da un forte vento
da una
corrente d'aria che iva
dirottando
ad Est.
Un tempo
guardavo da qui
da un erto
presso cui tuttora
sono
e non vedevo
che il mio naso africano
e non badavo
che al mio gramo caso
"Popolo…!…Popolo…"
mi ha
risposto
il Popolo?
Ad Est
non si fanno chiamare
con nome
e cognome, ma
marciano
a bestia, si
muovono
in colonne d'aria
arrivano
all'erto presso cui sono
tuttora
con movimenti
impercettibili accostano
speronano
le terre abitate, martoriate
da un morbo
di nome conosciuto
come
la gente
deve [!] morire per mano di questo
esercito?,
la gente ha [.] gli occhi con le piaghe
la gente
ha [.] le mosche in circolo libero sul
piede,
la gente deve [!] morire per non sentire
il peso
di un'esistenza fluttuante, il tumultuoso
esercito
può ora compiere il casto assassinio
l'olocausto
gli
appartenenti
sono di casta eletta: nessuno
abbia
vergogna
di se stesso, la marcia è
sacra,
violenta e non cruccia il sangue
tutto
è
in fare, inorgoglisca l'opera suprema
del demiurgo
del vero
artista, si scolpisca un nuovo Popolo.
Mi
s'infittisce
un dilemma sulla natura animale
?
Idealmente
continua la marcia
idealmente
continua la marcia
troppo
stanco per il cielo troppo
stanco
per il …
e se fosse
una stella
cometa?
ragazzi
dell'esercito provate a chiudere gli occhi
a saltare
il passaggio che vi rende uomini adulti
fate come
il tuffatore che supera con coraggio
la distanza
che lo separa dall'acqua e salta e sal-
ta, ragazzi
dell'esercito provate d'aprire gli occhi
e saltare
il passaggio che vi rende uomini ultimi
e non abbiate
paura del mare mosso e delle punte
degli scogli
e dei tentacoli cui si può incappare
fate come
il sole che si butta nel mare e resta in
superficie
se l'acqua è agitata, ragazzi fate fate
come il
mare che sale al sole con onde assassine.
Storia
della scarpe
che non
va bene che
camminavo
e presentavo le mie scarpe
mi sentivo
forte con le mie scarpe nuove
e pestavo
il marciapiede, i suoi quadrati
e pensavo
che camminavo con le scarpe nuove
che le
avevo comprate
che volevo
comprare tutto
ma era
un istante che bastava
avere le
scarpe nuove
ero felice
per strada, tra le case
mi dovevano
guardare tutti
non ero
bello, ma ero felice
avreste
dovuto vedere: la mia pelle
NUOVA!
che anche
la mamma era contenta
e premurosa
per la spesa sostenuta
era per
lei che camminavo nel pulito
della strada,
che non andava bene che
però
su me si contava!
che la
mamma aveva gli occhi sensibili
e le veniva
facile il pianto
e io quando
la penso, la penso con le spalle
curve e
la testa un po’ giù
e le penso
il concavo sotto agli occhi
che non
vorrei più tenebroso
e quando
lo penso non vorrei più niente
niente
di riso o di sesso o di altri a cui pensare
niente
più niente da comprare.
fame di
nulla al Mondo
solo, guardare
di solo
stare
andare
al capestro dell’oblio
alla
discordanza
fingersi
tutto
smussare
gli spigoli
per poi?
scendere
dall’abitacolo
sputacchiare,
forte
dividersi
dal dispendio forsennato
lasciare
questo a chi se lo merita
avere in
sensibile
fare come
il cane,
sbattersi
al guinzaglio!
la storia
delle scarpe,
un mio
potere.
Amore
mondiale
voglio un
amore mondiale, premolecolare
voglio
un amore universale, più che mondiale
per un
amore col sole e col mare, col centro del cuore
credo nell’io
onnipotente
distruttore
del cielo e della terra
credo nell’io
onnipotente e distruttore
nell’io
operaio e servile dell’arte e dell’amore
per l’amor
dell’arte io credo infelicità
tristezza
d’occhi e traguardi credo
voglio
un amore mondiale, primordiale
voglio
il mio giovane amore slavocroato
voglio
un amore semplice complicato
per un
amore col grattacapo, di largo respiro
un amore
europeo, occidentale, nucleare
principale
amore elementare, transmolecolare
credo
nell’amore
onnipotente
pulsante
in cielo e in terra
pulsante
nel fuoco e nel mare
credo
nell’operaio
agitatore
credo
nell’amore
onnipotente e impulsivo
in molte
cose credo e amo nel principio
Fuga
2
Moto uuuuhhhh-
-moto
il lucido
della moto
mi smembra
l'occhio
e il
sentimento
il corricorri
ch'é una tregua
moto uuuuhhhh-
-moto
detto fatto
salito
fatto pazzo
ma ho avuto
oracolo
di mamma e papà
al rischio
di moto
arrischio
e non contengo
non sento
e altro non posso
sfrego
cazzo sulla moto
con uuuuhhhh-
-con sul
serbatoio
dove schiuma
la benzina
dentro
la moto uuuuhhhh-
-dentro
la moto col grasso
moto uuuuhhhh
in moto
all'invietato
al vento
nei capelli e sugli occhiali
che metto
alla mia moto
moto di
sfinimento
rombo di
nervi ch'io sono,
mi sento
uuuuhhhh
con lacrime
del vento
e di poco
conto
uuuuhhhh
di rombo e di sfogo
di uuuuhhhh
nervi
di corse
in via di fuga
di fuecu
sulle strade
di strani
tarli che uh-oh
moto occhio
in moto
archetto
di corpo sulla moto
no-penso
in moto
no libro
no
no casa
no
no cuore
no
solo corsa
in rabbia
in moto
perpetuo di solo moto
si moto
si-
uuuuhhhh-si
scopo moto,
struscio moto
in sua
ultima decisione
in schianto,
in strano
desiderio
di schianto
aprimi
-in desiderio-
un pertugio,
una ferita
una zona
molto sensibile
per l'Amor
di Dio
con cicatrici
uuuuhhhh-
in moto
con...con cicatrici!
Moto
alla
notte sull'asfalto
in rettilineo
viale alberato
in-verso
mite ombra sepolcrale.
Moto sweet moto
Era lui
alla guida, io mi stringevo con le braccia ai suoi fianchi come la
sciarpa
al suo
collo,
come una giovane amante d’altri tempi. Lo stringevo pei fianchi e
sentivo
il mio
petto aderire
la sua schiena, poggiavo la testa prima sulla destra e poi sulla spalla
sinistra.
Lui guidava come un giovane calabrone che sbrodola un tragitto d’aria
dove
l’importante
è ANDARE. Sfilava di lato il rullo stradale ed io mi lasciavo
portare
col
suo odore
di maschio latino che gli rubavo dal collo, non ce la facevo a non
respirare.
Il rombo
della moto era come sale e mi scioglieva gli occhi e il cuore, ma non
dicevo
niente,
mi lasciavo portare muta, non avevo parole con cui dire "Grazie!,
Grazie!".
Non sapevo
chi santo ringraziare.
Perdevo
le dita tra asole e bottoni del suo giacchetto, strofinavo le guance,
stringevo
le mie anche alle sue, gli rubavo l’odore: io non mi posso dimenticare!
r l ll
gd, m strngv cn l brcc s fnch cm l scrp l s cll, cm n gvn mnt d’ltr
tmp.
L strngv p
fnch sntv
l m ptt drr l s schn, pggv l tst prm sll dstr p sll spll snstr. L gdv
cm
n gvn
clbrn