1.
Agnese
2.
Anna
3.
Almeno all’ultim’ora
4.
Smagliature
5.
Strascico
6.
Anticipo
1.
Agnese
Mi piaceva
mangiare senza distinguere
i cibi,
mangiare e basta, aprire la bocca
riempirla
, si , anche erbe putride
violette
appassite, tozzi di pane duro
e
naturalmente
marmellate di mela cotogna
di ciliegie
e di pesche. La mostarda
con le
foglie di carruba, hamburger,
noci. Ma
volevo mangiare
anche la
scalinata della cattedrale,
gli orecchini
di Cinzia, quelle gru alte
dei cantieri:
se solo avessi avuto
denti
così
forti da spappolare
acciaio
e cemento. Perché mi trovo qui?
Per il
mio desiderio
che non
ho mai attuato . Ma non
ho più
voglia di mangiare,
mi piace,
ora, ascoltare la pioggia
cadere
e immaginare la terra
come
un’immensa
vagina che prende
prende
senza sfregiarsi
senza
sanguinare.
2.
Anna
Non riesco
a staccarmi, non riesco a uscire
da quel
tunnel buio che però faceva intravedere
le fitte
trame dei sogni e sentirne il succhiare
frenetico
: sangue che sgorgava da chissà
quale fonte
inesauribile germogliava
fiori
appassiti.
D’allora non riesco ad avere
la
stabilità
necessaria, mi sento immersa,
sempre,
in una pozza appiccicosa
dolciastra
filigrana, schiumosa abitudine.
Vorrei
soltanto sapere chi mi ha condotto
-senza
preavvisarmi – in questo stato. Ed è inutile
che mi
scatenino contro la balena, inutile
che
m’infilino
suoni bugiardi e smaniosi
nelle
orecchie.
C’è una verginità in quel sangue
in quel
sapore in quell’odore,
che m’inebria
mi fa sentire
la vita
e le mie mani non appassiscono
nella
putrefazione.
Forse non voglio staccarmi,
che ne
dici? Sono totalmente posseduta
dall’evidenza
della verità che non m’importa
se
resterò
inchiodata alle imboscate
di inviti,
alle carenze degli acquazzoni.
3.
Almeno all’ultim’ora
Dimmi come mi vuoi, ruberò
Alle piume la
leggerezza,
alle rondini
il guizzo, al mere
la sua
dolcezza.
Guarderò
coi tuoi occhi
carezzerò
con le tue mani
vivrò
la tua pena
Ma all’ora
stabilita
fammi essere
soltanto me stesso
a tu per tu
con la iena.
4.
Smagliature
Insinuazioni del tramonto
rimuginii di
nuvole: un regno
d’orli di
nodi scintillanti
nella
vacuità d’un baleno.
Ma quanti
furono i deserti
quanti
saranno?
Un’insidia di
foglie rovina
non sa
coagulare
il senso,
trascina
in balbuzie
lunari e dal pozzo
escono rospi
gonfi remoti.
Api regine
prive di corteo
piegano un
ramo si spezza.
Ti chiamo,
duole
rincorrerti
tra lavatrici smesse
televisori
abbandonati.
5.
Strascico
Impossibile cancellare
immagini e
parole,
insistono
petulanti a fare compagnia
per paura di
smarrire
la
destinazione. I fiori gestiscono
l’aria, i
colori pretendono
di diventare
parusìa.
6.
Anticipo
I venti ammuffiti nei recinti
le dita
allungate
verso
imprendibili reattori.
A chi
apparterrà poi eternamente
la criniera
del cavallo in corsa,
il profilo
della montagna?