1.
Interminabilmente in contumacia
Piace
ai compari responsabili della buona causa
mutare
un po’ di sede
venire
dai banati
puntualmente
alle assise e, sia ben chiaro, alle agapi
massicci,
non per questo meno perfetti acrobati
nei
difficili esercizi
d’equilibrio
ad alta quota,
attendere
in fila sul molo
le
visita guidata dell’incrociatore Aurora,
non
omettere altre devozioni, incluso,
chi
sa mai, un discreto
pellegrinaggio
all’altra Bethlem rossa Gori. Piace molto.
O
dispiace troppo a te la lettera e la forma,
immancabile
rimasuglio del fuoco
dove
un attimo rifulse – farfuglia
da
sotto una crosta d’acqua e sale
la
mai dispersa voce sottomarina con cui parla
di
là dalla scrittura l’apostolo – non lui
lo
spirito che opera
la
consumazione del mondo, lo opera
per
forza della sua origine continua. E mi fa indulgere,
indulgere
paziente su questo.
Qualcuno
nelle more del lungo viaggio tartaro
confonde
i tempi, vocifera
di
lei ben chiusa all’interno
della
sua casa sibillina, da alcuni data per morta e altro.
“Distogli
la mente, scrollati
la
dura fascinazione dell’autocrate,”
starebbe
a me di esortarlo
non
fossi preso io stesso dal miraggio, soggiogato
/ dall’enigma.
“Dissolvi
quell’incubo,
annega
quell’idea fissa”,
mi
sforzo invano di dirgli
agitandomi
nell’intontita veglia
non
meno che in un sonno subdolo infuso con arte.
È
già insensibilmente anche io la penso,
muta,
che dietro le sue muraglie canta
il
suo potere interminabile, la sua
infinita
impotenza e solitudine
tra
cielo e terra, da epoca a epoca versando quel filtro.
(Da
Al fuoco della controversia)
2.
In fuga su quel cristallo
In
fuga su quel cristallo,
di
passata su quel cielo
che
il viso ne rimanda-
così
tagliano il vento
e
la febbre del crocicchio.
Brucia,
una, profonde
offerta
e desiderio,
l’accortezza
presente la consuma
tutta
compiutamente.
Affonda
l’altra nel tuo
Uno
sguardo divagante,
ti
mette a parte
d’un
male
antico
che neppure lai conosce
e
porta come retaggio,
come
retaggio tramanda.
Due
lampi – una sola vampa ?
(Da
Per il battesimo dei nostri frammenti)
3.
Quale riposo? Quale pietra
Quale
riposo? Quale pietra
Su
cui posare il capo ? Niente,
non
c’è quella pietra, non c’è luogo
alcuno
in cui tu possa stare. Devi
essere.
Essere sempre
e
anche solo per questo
anima
e corpo indefettibilmente ardere –
gli
dicono sfacendosi
le
caverne del sonno
in
cui cercava asilo,
gli
si commutarono in fiamme.
E
lui non si compone
come
vorrebbe, non ancora,
“fino
a quando, padre mio,
rispondimi”
– o è solo il mio miserabile dialetto
e
lui risplende
disseminato
e sparso nella moltitudine del mondo-
come
sale? – come sale e come sangue.
(Da
Per il battesimo dei nostri frammenti)