VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
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Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art


Calamus
Almanacco di poesia


Giacomo Guidetti

   
Così
Così
 
Così son costretto a dire, a fare, a fire,
così son cosfratto a vire.
Così son cosfratto a mire, dare, sire,
così son contratto a dire.
Però non so fare, dire, mare,
però non soffrire pare;
però non supplire e andare care,
però non su mire a dare.
E poi son troppi a far fai vedere,
però son troppiati a sfere;
e poi son vediatri a chi non lo bere,
e poi son troppi a tinolo cere.
E a cosa d’altro non saprei neanche più,
e a cosa d’altro né a ù.
E a cos’altro né a cosa anche tu,
e a cosa d’anche vieppiù.
Ma forse è con ciò però no,
ma forse e no e no,
ma forse è con può e non so,
ma forse un po’ con lo sto.
Così son cossì cossà,
cosfrì cosfrà, conscritto a mire.
Consì son con chi con ca,
non si non sa può lo può dire.
Con chi son soffritto a fare
a dire e andare stare?
Così son conflitto appare.

Ma tu…
 
Andare ancora non è più il tempo d’una volta.

E giorni sensati immaginare giorni

a ripiegare in bell’ordine le ore stirate,
e programmare sorrisi di ricordi
in nuove confezioni d’autore però sconto cassa
e, a buon rendere, il senno di poi.
Ma tu se ci fossi tu.
O a voler ridurre un tempo non richiesto
con suicida allegria, o lasciarsi sorprendere,
con un po’ di compiacente pudore,
in un orgasmo di unanimità si però,
e che dire, e che dire, e che dire.
Ma tu se ci fossi tu.
Rifiutando gli accenti molesti, le frasi turbate,
le parole di troppo, le espressioni appuntite,
a imbottire le orecchie irritate
di canzoni graziose, melodiche rime,
di versetti abboccati, di proverbi d’annata.
Ma tu se ci fossi tu.
Poi dormire abbastanza,
e sognare abbastanza,
e svegliarsi abbastanza
quando il sole è abbastanza
e anche questo è abbastanza.
Ma tu se ci fossi tu.
E tu se ci fossi vera reale fredda presente,
d’un altro tempo sempre presente,
d’un altro luogo sempre presente,
e d’altri luoghi.
E tu se ci fossi vera reale malinconica assente,
tu dall’oggi al domani e chissà,
tu che lo so, tu che vorrei,
tu che farei, tu che direi.
E tu se ci fossi vera reale triste sfuggente,
tu coi verbi scontati e le frasi prestate,
col bel modo di essere, col bel modo di avere,
col bel modo di stare, col bel modo di andare.
E tu se ci fossi a cercarti lontano o inventarti vicino,
a vestirti e svestirti di nostalgica storia,
a incontrarti per caso o già averti trovato,
non sapere chi sei o già averti vissuto.
E tu se ci fossi.
Per trovarsi a parlare di mani,
le tue mani, le mie mani,
le mani di memoria, le mani da raccontare,
le mani da lavare, le mani da toccare,
le mani avanti, le mani del destino,
le mani da salutare, le mani da lasciare,
le mani così, le mani di Jeanne-Marie,
le mani che accarezzano, le mani da accarezzare.
Ma tu se ci fossi tu se ci fossi tu se ci fossi tu.
E tu non hai né tempo
né una volta.

Ma non venite poi a dire
 
Ma non venite poi a dire.
Ma non venite, poi, a dire.
Ma non venite.  Poi.  A dire.
Ma…
E anche stavolta è fatta!
E anche stavolta.
Anche stavolta.
Ma non venite, anche stavolta,
a dire è fatta.
Ma non venite poi, anche.
Ma…
E’ fatta.
Ma non venite poi a dire
anche stavolta a dire è fatta.
Ma non fate poi che a fare
sia già detto ch’è già fatto.
Ma non fate poi che a dire
sia già detto ch’è già detto.
Ma non dite poi che a fare
sia già fatto ch’è già detto.
Ma non dite poi che a dire
sia già fatto ch’è già fatto.
Ma non dite e poi non fate,
ma non fate e poi non dite,
ma non fate e non venite,
non venite che non fate,
non venite che non dite,
ma non fate e non venite.
E non venite poi a dire,
e non venite poi a fare,
anche stavolta a dire e fare,
anche stavolta a fare e dire,
anche stavolta a fare e fare,
anche stavolta a dire e dire.
Ma non venite.
Ma non venite.
Non venite.
Non venite.
Non.
Non.

Lasciar lasciare
 
Lasciare andare, lasciare stare,
 lasciare lasciare
lasciare amare, lasciare odiare,
 lasciare lasciare
lasciare fare, lasciare avere,
 lasciare lasciare
lasciar cadere, lasciar finire,
 lasciare lasciare
lasciar subire, lasciar potere,
 lasciare lasciare
lasciar godere, lasciar morire,
 lasciare lasciare.
Lasciar lasciare le cose chiare,
lasciar lasciare parole amare,
lasciar lasciare le frasi avare,
lasciar lasciare dimenticare.
Lasciar lasciare lasciar gradire.
Lasciar lasciare lasciar zittire.
Lasciar lasciare lasciar patire.
Lasciar lasciare lasciar dormire.
Lasciar lasciare per non dovere.
Lasciar lasciare per non vedere.
Lasciar lasciare per non sapere.
Lasciar lasciare per non volere.
Lasciar lasciare per non sentire,
lasciar lasciare per non capire,
lasciar lasciare per non pensare,
lasciar lasciare per non lasciare.
 
Oggi c’è
 
Oggi c’è.  Oggi c’è.  Oggi c’è.
Oggi c’è.  Oggi c’è.  Oggi c’è.
Oggi c’è.  Oggi c’è.  Oggi c’è.
Oggi c’è.  Oggi c’è.  Oggi c’è. Oggi?
Oggi c’è.  Oggi c’è.  Oggi c’è. E ieri non c’era?
Oggi c’è.  Oggi c’è.  Oggi c’è. E ieri non c’era?
Oggi c’è.  Oggi c’è.  Oggi c’è. Forse c’era, però…
Oggi c’è.  Oggi c’è.  Oggi c’è. O non c’era, però…
Oggi c’è.  Oggi c’è.  Oggi c’è. E’ altra cosa, però.
Oggi c’è.  Oggi c’è.  Oggi c’è. E’ altra cosa, però.
Oggi c’è.  Oggi c’è.  Oggi c’è. E domani però?
Oggi c’è.  Oggi c’è.  Oggi c’è. E domani però?
Oggi c’è.  Oggi c’è.  Oggi c’è. Oggi e domani.
Oggi c’è.  Oggi c’è.  Oggi c’è. Oggi è domani.
Oggi c’è.  Oggi c’è.  Oggi c’è. Domani oggi è domani.
Oggi c’è.  Oggi c’è.  Oggi c’è. Oggi c’è.  Oggi c’è.
2/4
Mamme, oggi c’è.
Bambini, oggi c’è.
Signori, oggi c’è.
Tutti, oggi c’è.
Everybody:
Oggi c’è, oggi c’è.
Oggi c’è, oggi c’è.
Oggi c’è, oggi c’è.
Oggi c’è, oggi c’è.
Ad libitum:
Oggi c’è, oggi c’è.
 
La ragione
L’ère des phrases mécaniques recommence
Louis Aragon

Gliene han date di santa ragione!
Gliene han date a chi di ragione!
Non voleva sentire ragione.
Non voleva portare ragione.
Per non saper farsene una ragione
poi le ha prese a buona ragione.
Tutto è andato a veduta ragione,
si è affermata la vera ragione.
E sapete qual è la ragione?
Bisognava pur avere ragione
di chi non sa usar la ragione
e a sproposito vantava ragione.
Anche il tempo ne ha dato ragione
e la storia ne sarà la ragione.
Sarà reso di comune ragione
da quale parte non si accetta ragione.
 Oh Ragione, che Santa Ragione sei tu!
Ragion per cui, a torto o a ragione,
chi ha ragione ha sempre ragione.

La calma
 
Non perdete la calma.
Non perdete la calma.
Dio!  non perdete la calma.
Non perdete, non perdete,
riponete, pensate,
state, aspettate,
riflettete.
Smettete, smettete,
rifate, riavete,
non cadete,
non muovete,
smussate,
scindete.
Reggete, reggete,
accogliete, assentite,
udite, adempite,
non stringete,
non chiudete,
intercedete,
avvertite.
Togliete, togliete,
dissociate, astenete,
convertite, tacete,
languite, attutite,
recedete,
riferite, applaudite,
pascete, dormite.
Giacete, giacete,
restate,
non distruggete
non contraddite,
non scegliete,
non dovete,
non rompete,
non avvenite.
Traete, traete,
esprimete, rifate,
riflettete, aspettate,
state, pensate,
riponete, perdete.
Perdete la calma.
Perdete la calma.
Dio! perdete la calma.

Il treno
 
“Siete sul treno per il futuro?”
Slogan su un manifesto d’una compagnia di assicurazioni
Siete sul treno per il futuro?
Siede sul treno per il fuduro?
Siepe sul treno per il fupuro?
  Siete botas ho lasciato andare,
 siete barquillos vicino al mare,
 siete caballos ad abbeverare,
 y tres naucleros per osservare.
Sali sul treno del tuo futuro.
Tabacchi biondi e di tipo scuro.
Chinino bianco e sodio cloruro.
 Siete naucleros ho lasciato andare,
 siete botas vicino al mare,
 siete barquillos ad abbeverare,
 y tres caballos per osservare.
Non perdere l’unno del tuo futuro.
Non perdere il dueno del tuo futuro.
Non perdere il treno del tuo futuro.
 Siete caballos ho lasciato andare,
 siete naucleros vicino al mare,
 siete botas ad abbeverare,
 y tres barquillos per osservare.
E’ il treno giusto per il futuro?
Siete sul treno?  Siete al sicuro?
Siete sul treno?  O davanti al muro?

Vinci
 
Vinci, Leonardo, Vinci
non è il paese di Leonardo Vinci !
Ma tu vinci, Leonardo, vinci !
Basta la busta e vinci,
scarta la carta e vinci,
stacca una tacca e vinci,
smaglia una maglia e vinci,
mangia l’arancia e vinci,
sballa una balla e vinci,
spacca un bel pacco e vinci,
usa una blusa e vinci,
schiocca la bocca e vinci,
scalda una cialda e vinci,
stringa un’aringa e vinci,
scassa una cassa e vinci,
sfrutta la frutta e vinci,
gratta la latta e vinci,
sgancia la mancia e vinci.
Cambi i ricambi e vinci,
compri gli sgombri e vinci,
poni saponi e vinci,
paghi gli spaghi e vinci,
prendi, poi rendi e vinci,
lèggi le léggi e vinci,
tendi una tenda e vinci,
scagli due agli e vinci,
spogli le mogli e vinci,
strigli i tuoi figli e vinci.
Sotto un risotto vinci,
sopra un soprano vinci,
mezzo per mezzo vinci,
avanti Ognissanti vinci,
dietro San Pietro vinci,
dentro fai centro e vinci,
fuori gli autori e vinci,
prima fa rima e vinci,
dopo fa scopo e vinci,
durante un istante vinci,
quando hai un tagliando vinci.
Ma se si evince
che vincere t’avvince,
Vinci, Leonardo, Vinci
è il paese di Leonardo da Vinci !

Amare
 
Con il vigore che non ho
o col pudore che non so recare
a vincolata presa,
sorpresa reiterata
sulla pelle sfiorata, distesa, affascinata
sale alle stelle col valore aggiunto dell’impresa,
dell’uguale,
desunto al vaglio della differenza identità,
e l’indifferenza spostata in un abbaglio
che sa di ribelle indicatore.
E che ardore faccia rima con dolore
o venga prima che si senta il cuore
e non ha stima per il suo dottore,
chiuso nel clima del solo sentore,
malore o più calore?
Bagliore che non lasci più
né in su né in giù,
e sempre, ancora, umore e tu.
Levati i panni, lavati gli anni,
lodati inganni, lisciati affanni
sforzati o esatti e dal candore attratti
che nelle ore immemore scompare
col sapore di remore amare,
amare, amare
e stremare, nel denso dei contatti,
al senso che nel corpo tuo s’avvita, ha vita,
e più intenso è il sapere e la ferita.
Chiudere, aprire, dare, avere,
parlare pur che non c’è che dire,
finanche illudere
o rimanere nelle attese stanche.
Alle pretese, e senza mai desistere,
o esistere, semmai, nel tremito,
nel gemito, col fremito che appare.


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