VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
Electronic Center of Arts

Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art


Calamus
Almanacco di poesia


Barbara Gabotto

   
Vengano adesso gli anni a discolparsi
Le teste le vogliono tagliate
Noi, generazione
Se c'è qualcuno che ci ricorderà
Ecco e fatto ed un gesto
Uno dei punti di rottura
Le nostre amiche
Se io fossi capace
Il mio discreto stato di sofferenza
Dei nostri sforzi di prestigio


Vengano adesso gli anni a discolparsi

Vengano adesso gli anni a discolparsi
apparsi sul finire nel crescendo
discendono nell'ombra,
ora, ci dicano
dove sono finiti
perché ci hanno lasciati
soli
…a noi
che li avevamo osannati
cantati
 anni
anni traditori
di trascorsi vissuti
temuti
belli venuti
ora ridete sciocchi
ed occhieggiate a noi
lievi, più piccoli noi
che ci lasciate indietro
e voi avanti,
venite a discolparci

Le teste le vogliono tagliate

Le teste le vogliono tagliate
queste teste alla testa
e noi colpevoli del sangue
ci vogliono
ci hanno voluti sempre
come gli esecutori
e poi e poi
che dicono
“voi, la violenza
voi, la furia cieca”
Le teste sempre pesano sul collo
di quelli che le portano
ma non sempre di quelli che le tagliano

Noi, generazione

Noi, generazione
sconfitta
ci ride la terra sotto i piedi
ci ride, ci  rode e corrode le viscere
e se ne ride degli idealuzzi  nostri
idee d’idealisti
già pieni di isti
i moralisti
vetero comunisti
gl’isti che ci trasudano dai denti
dalle gengive e mascelle serrate dalla rabbia
dalla rabbia
d’essere sempre i primi
e d’arrivare ultimi
e mantenerci
eternamente identici
unici dispersi perfettamente soli

Se c'è qualcuno che ci ricorderà

Se c'è qualcuno che ci ricorderà
come,
ma come
lo farà
aprirà i nostri quaderni
trovando parole e piccoli pezzi
che ci ricordano un poco
e da lontano
e noi, allora c'eravamo
ma ora
ora
chi ci ricorda
cosa ne troverà
di noi
di noi che non ci siamo
e parliamo dai fogli
e dai ricordi
e le date fissate
senza lo scorrere del tempo
il tempo che a quel tempo
correva
trascinandosi i giorni nostri
e le ore
e formando le vite che scorrevano
e correvano al fondo e poi
e di noi
chi mai ne parlerà

Ecco e fatto ed un gesto

Ecco e fatto ed un gesto
cristallizza in sé stesso la vita
assoluto un futuro perenne
in un gesto di un attimo
di un attimo di  non pensiero
senza pensiero in un movimento
senza ragione
ragione come quella che fa ragionare
pensando e muovendo ed agendo
avendo pensato al significato
all'esito
al gesto perenne che resta che marchia
durante la vita
che può essere il solo futuro che abbiamo

Uno dei punti di rottura

Si dice
Uno dei punti di rottura
Si dice
"E' la guerra"
Si, la guerra ormai
armi puntate bombe lanciate
Si dice
"Corpi feriti genti ammazzate città blindate"
Unica massa omogenea grumo di sangue
e germe orribile e informe
visto da qui
troppo vicino da qui
tutto ci appare
Da qui
non distinguiamo gli occhi le bocche
le facce
la fame
Quella è
troppo e troppa
e non sa dire
"Quello che dico accade per davvero e la finzione è identica"
Parla la Storia
e non ci dice niente

Le nostre amiche

Le nostre amiche
le amiche hanno fatto
le amiche hanno avuto
dei brutti matrimoni
Le nostre amiche
 tristi le rivedi
col sale sulla bocca
ti raccontano dove finiscono,
le nostre amiche troppo pronte
ridono poco e non piangono mai
Eppure, le ricordi,
sempre sempre a piangere
dei loro amori,
le nostre amiche hanno le facce giovani
quelle quelle di prima
le nostre amiche
sempre state sole
le nostre amiche
sono solo sole

Se io fossi capace

Se io fossi capace
d'infliggermi le pene corporali
se io se io se io se
Non diciamolo mai!
che per sfuggire a
le pene del cuore e della mente
per sfuggire a
le pene quotidiane
ai conti da pagare
le quote da spedire
i soldi da contare
i conti da saldare
i soldi i soldi i soldi
i saldi di cose non spese e
non comprate
io potrei, sì potrei
o lo vorrei
e la fine infinita
prenderei per me definita
e finita
a chiusura di questa clausura
che m'infliggono e infliggo
medesima a me
io potrei, non potrei
separarmi dall'orrido ignorandolo
non vorrei calpestandolo
colpire il mio piccolo
eppure qualcosa si deve pur fare avvenire!

Il mio discreto stato di sofferenza

Il mio discreto stato di sofferenza
mentale
m'impedisce di potere
lucidamente e consecutivamente
pensare
logicamente
portare
avanti un'idea
che da qui parta
e lì giunga
e la si possa trovare poi
intatta
per averla seguita nel percorso
irto si di difficoltà,
ma piano e sereno
suffragato
(quanto suffragato!)
valido di testimonianze,
con solidi e tenaci
appigli.
Vagano le mie idee
bersagli spinti dal caso
colpiti a caso
e a casa
nel mio nido
talvolta tranquillo
dove la rabbia si scuote
silenziosa
nei nostri gusci
o poco più in là in aloni
che a stento rimbalzano
dalle nostre persone.
Le idee suggellate nei nostri cervelli
sono come perdute
inefficienti e inefficaci
perdute al pensiero del mondo
e ci perdono noi
sprofondandoci in ansie quotidiane
ansie che ci avviliscono
e ci umiliano un poco.

Dei nostri sforzi di prestigio

Dei nostri sforzi di prestigio
per mantenerci ai vincoli
del mondo,
dico dei miei almeno,
resta la CALMA
che non s'àltera
altèra del controllo
su di me
faccio da sedativo
o da analgesico
appena tutto attorno
un po' sereno
possa sembrarci-brarmi
brani e brandelli meno male
mi facciano
meno lacerazioni
mi producano
e anche te di riflesso
per compenso
di proposito
a te proprio proprio penso
che il tuo dolore non
mi punga
e non mi ammali soprattutt'i
mali che già
mi sento addosso
e che strapparmeli vorrei
se posso e di do…
nO, che nOn voglio dirlo
nella noia della ripetizione
ReiteRaRe mi fa
mi fa gran male
e già la calma salta
recupero la FACCIA di SostegnO
quella che quando
          basta che la pensi
mi riconnette ai vincoli
                      di cui poi      vado
   a brani
                             analgesici     riflessi
mai  punti  dalla   noia
                        per compenso
di tE
      è a te che penso..


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