VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
Electronic Center of Arts

Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art


Calamus
Almanacco di poesia


Lucetta Frisa

   
1. L'altra
2. Otto movimenti


1. L'altra

I
Lei si trovava sola in mezzo al bianco
ma non era neve era un bianco indescrivibile
un impasto colloso come capelli
lunghissimi fili sottilissimi di bava di ragno
e aveva l'aria di una scappata di casa
l'aria calma aveva e l'occhio acquoso
e si pettinava senza pettine.
Si pettinava lenta sembrava cantasse
ma non le usciva voce  non soffriva
forse si sentiva meno straniera.
Da dove era partita non sapeva
se era affondata sotto il mare o volata
ma si sentiva come a casa come sgravata
come chi  non può tornare indietro.

II
In quel bianco come fosforo e gesso

lei aveva capito
che chiedeva solo un po' d'ascolto
era così semplice
forse se l'avessero ascoltata
non sarebbe finita così presto in quel luogo
di ossa e pietre d'aria secca
ma non si compativa voleva solo
una dilazione
ancora qualche immagine colorata
qualche suono lussuoso
tornare insomma cieca e sorda
e lo chiedeva
in quel silenzio di neve senza luce
chiedeva alle sue labbra
a un nodo del suo cervello antico
dove c'è stupore e tremito
chiedeva al suo ombelico incantatorio
alla divinità delle sue dita
non ancora quella pace
di cometa.

III
Qui  non ci sono larve e semi, diceva,

ci sono pietre e stelle  - cose
finali, madri e figlie
che sono andate e venute.
Gli assoluti sono aridi, asciutti.
E andava mostrando nessi
così lontani, difficili
nel vuoto di mezzo
come
un lungo lunghissimo intervallo.
E capiva come l'aria è ondulata
nell'universo
capiva
la duplicità e la sintesi -
se l'aria che lega le cose
è così.
Sulla scena
non ci possiamo stare tutti
nello stesso momento -
e segnò il centro curvo della fronte.

Quante volte vorrei chiamarla indietro
ma qui
c'è solo la sua mano che scrive
di lei
andata via.

IV
Questa è l'ultima volta

- l'ultima volta di che cosa -
di quale scena
di quale impeto o idea
se non ricorda
quando io e lei eravamo insieme
forse in questo universo
o in quell'altro
lo deve dire a qualcuno
toccandosi  le labbra
la mano
le  parole scritte
lo deve dire
a chi non è più di questo mondo
siamo in tanti, tantissimi,
ci scambieremo questi brevi messaggi
ma come un gioco di bambini.
E a chi non sa ancora
lo vuole dire lo stesso
dirà di essere crudeli
o dolcissimi
dirà
scegliete una volta per tutte
dove stare.
 
V
Io sono qui, diceva,

e allora perché piangi
se sono qui
senza affanni:
sono nel sogno, no?
Tienimi stretta a te
ora che il mio destino è finito.
E me lo diceva in sogno.

Fosse sveglia del tutto
o morta veramente morta
sarebbe intera, finalmente.
Qui
ancora
le pietre, gli astri,
raggiunto hanno il freddo
soffocati
da non so quale demone della fretta.
Così restano voci sottili
nel cielo notturno dei  pavimenti
restano segni sulla pelle
tremiti improvvisi dappertutto
anche d'estate
eccessi
come colpe di qualcosa
       e piccoli sussulti  nelle parole.

VI
Non hai avuto il dono della semina

e dei frutti, diceva,
e non si sa se i versi
i sogni
muoiono per rinascere.
Nulla si sa e poi
si dimentica
a volte per colpa di un'arteria cedevole,
di una cellula spenta.
Impara la resa dell'attimo al tempo
questo accadere umile
di cosa ottusa
di foglia volata.
E si metteva a cullare qualcosa di furioso
   che si calmava lentamente
e cullava tutto quello che vedeva
però con un sorriso stranissimo
dorato e ironico
come un tramonto.
E tutto diventava inverno
     ma mite
senza pelle né graffi né fiori
     solo un pensiero poco mosso
nella calma di vento.
Impara, diceva,
a strappare tutte le poesie.

VII
Qualcosa

ha abbassato le palpebre
e quello sfarfallìo
quella nuvola
forse è un dolore
o un nome.
Tienimi stretta a te. Sono nel sogno, diceva.
Ma nessuno
abita le comete nessuno
ha parlato
e il va e vieni del vento
ammutolisce qui.
C'è
solo un po' d'aria
ce n'è più poca
   e non risponde
   non chiede
   non fa male.
Qualcosa come una voce
bisbiglia di camminare
ancora sulla terra dei fogli.
   Altra stella non c'è
   per incontrarci.
 

2. Otto movimenti 
per M.E.
 
1
Da qualche parte c'è grandezza
la cerco fuori dall'alfabeto c'era negli atomi
mi sono detta quando ero lì sul divano
a guardare le figure del cielo in un libro pensando a Dio
e al Big Ben e noi siamo qui in questo cielo notturno
dopo celebrazioni e sepolture volendo
qualcosa d'altro ancora e chiamando un atomo dentro di noi
una luna padre e madre
siamo
nell'emisfero australe con la Piccola Nube di Magellano
o nell'emisfero Nord
dimmi
in quale fibra nervosa siamo
il creato è un attimo di concentrazione
      poi ho voltato pagina.

2
Ero lì sul divano a mezzanotte ero sulla spiaggia
a mezzogiorno non c'era nessuno o ero ubriaca con te e
guardavamo la schiuma spalancarsi sulla sabbia
forse ad ogni secondo e i pensieri tutti caduti in un cratere
forse solo trafitture di bianco
forse la compassione è leggerezza l'Eden le stanze di cinabro
perché quando il dolore è cielo la palpebra lo raccoglie tutto allora
io ti stringo le mani
   e mi basta.

3
Siamo qui e ho messo il dito su qualche puntino bianco
che segnava la galassia nel blu della pagina e dimmi
questa forza unica che si scinde continuamente e
l'idrogeno e l'elio in qualche punto del corpo i nessi
e in questa poesia
vorrei che fossero parole sempre più aperte lo sai
che per me scrivere non è solo scrivere
ma suoni freddi e caldi e la percezione dei colori
un intontimento
e quello che c'è o ci potrebbe essere
    cercando di dirlo.

4
C'era  grandezza in tutto questo e ci sarà
ancora bisogna solo strappare e
strappare
i nervi si svegliano e si addormentano asimmetrici
eravamo là a guardare quella schiuma
i suoi giochi
un cenno di tramontana a pelo d'acqua
l'ora meridiana l'ora notturna portate a riva
un unico tremore
  e il tic del tuo sopracciglio.

5
Pensavo ai nomi
progetti di sogni
nomi del nostro corpo
quanto durano i nomi
il loro viaggio
   qui non c'è resurrezione
ci siamo detti
non moriremo
fino a quando ci faremo carezze
ci chiameremo per nome

6
Guardavo le anatre da bambina ricordo
di averle incantate con una ninna nanna
tu ridi ma è stato così ora che mi ricordo
dopo millenni
perché oggi guardavamo le anatre insieme
galleggiare
ci venivano incontro
e poi d'un tratto viravano  secondo gli impulsi dell'acqua
    - cos'era successo -
e mi è sembrato di essere più giovane
o vecchissima allo stesso tempo.

7
In quel biancore di luce giravo gli occhi e
nell'orlo inferiore dell'orbita mentre poggiavo la testa
sulla tua spalla, c'è un punto esatto tra sguardo e materia
c'è come una deriva ti chiedo se la schiuma
è essenza o nulla se la schiuma
è la nostra grandezza quella che resta
dopo lunghi sguardi stanchissimi, quel capriccio
della natura che siamo noi quando nel buio
di una stanza o nel chiaro inebriante di una spiaggia
qualcosa ci attraversa.

8
Se al culmine del giorno o della notte
ci cogliesse una preghiera se il corpo, a certe ore,
si allontana,
se è vero questo, se scrivere è
rovesciare l'occhio indietro allora
           visioni
esploderebbero nello stomaco nell'orecchio
forse ci sarebbe letizia
vigilando il mondo nel punto del suo letargo
vigilando in preghiera
           nel vuoto
forse
grandezza ci sarebbe.


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