1. L'altra
2. Otto movimenti
1.
L'altra
I
Lei si
trovava sola in mezzo al bianco
ma non
era neve era un bianco indescrivibile
un impasto
colloso come capelli
lunghissimi
fili sottilissimi di bava di ragno
e aveva
l'aria di una scappata di casa
l'aria
calma aveva e l'occhio acquoso
e si
pettinava
senza pettine.
Si pettinava
lenta sembrava cantasse
ma non
le usciva voce non soffriva
forse si
sentiva meno straniera.
Da dove
era partita non sapeva
se era
affondata sotto il mare o volata
ma si sentiva
come a casa come sgravata
come
chi
non può tornare indietro.
II
In quel
bianco come fosforo e gesso
lei aveva
capito
che chiedeva
solo un po' d'ascolto
era
così
semplice
forse se
l'avessero ascoltata
non sarebbe
finita così presto in quel luogo
di ossa
e pietre d'aria secca
ma non
si compativa voleva solo
una dilazione
ancora
qualche immagine colorata
qualche
suono lussuoso
tornare
insomma cieca e sorda
e lo chiedeva
in quel
silenzio di neve senza luce
chiedeva
alle sue labbra
a un nodo
del suo cervello antico
dove
c'è
stupore e tremito
chiedeva
al suo ombelico incantatorio
alla
divinità
delle sue dita
non ancora
quella pace
di cometa.
III
Qui
non ci sono larve e semi, diceva,
ci sono
pietre e stelle - cose
finali,
madri e figlie
che sono
andate e venute.
Gli assoluti
sono aridi, asciutti.
E andava
mostrando nessi
così
lontani, difficili
nel vuoto
di mezzo
come
un lungo
lunghissimo intervallo.
E capiva
come l'aria è ondulata
nell'universo
capiva
la
duplicità
e la sintesi -
se l'aria
che lega le cose
è
così.
Sulla scena
non ci
possiamo stare tutti
nello stesso
momento -
e
segnò
il centro curvo della fronte.
Quante volte
vorrei chiamarla indietro
ma qui
c'è
solo la sua mano che scrive
di lei
andata
via.
IV
Questa è
l'ultima volta
- l'ultima
volta di che cosa -
di quale
scena
di quale
impeto o idea
se non
ricorda
quando
io e lei eravamo insieme
forse in
questo universo
o in
quell'altro
lo deve
dire a qualcuno
toccandosi
le labbra
la mano
le
parole scritte
lo deve
dire
a chi non
è più di questo mondo
siamo in
tanti, tantissimi,
ci
scambieremo
questi brevi messaggi
ma come
un gioco di bambini.
E a chi
non sa ancora
lo vuole
dire lo stesso
dirà
di essere crudeli
o dolcissimi
dirà
scegliete
una volta per tutte
dove stare.
V
Io sono
qui, diceva,
e allora
perché piangi
se sono
qui
senza affanni:
sono nel
sogno, no?
Tienimi
stretta a te
ora che
il mio destino è finito.
E me lo
diceva in sogno.
Fosse sveglia
del tutto
o morta
veramente morta
sarebbe
intera, finalmente.
Qui
ancora
le pietre,
gli astri,
raggiunto
hanno il freddo
soffocati
da non
so quale demone della fretta.
Così
restano voci sottili
nel cielo
notturno dei pavimenti
restano
segni sulla pelle
tremiti
improvvisi dappertutto
anche d'estate
eccessi
come colpe
di qualcosa
e piccoli sussulti nelle parole.
VI
Non hai
avuto il dono della semina
e dei frutti,
diceva,
e non si
sa se i versi
i sogni
muoiono
per rinascere.
Nulla si
sa e poi
si dimentica
a volte
per colpa di un'arteria cedevole,
di una
cellula spenta.
Impara
la resa dell'attimo al tempo
questo
accadere umile
di cosa
ottusa
di foglia
volata.
E si metteva
a cullare qualcosa di furioso
che si calmava lentamente
e cullava
tutto quello che vedeva
però
con un sorriso stranissimo
dorato
e ironico
come un
tramonto.
E tutto
diventava inverno
ma mite
senza pelle
né graffi né fiori
solo un pensiero poco mosso
nella calma
di vento.
Impara,
diceva,
a strappare
tutte le poesie.
VII
Qualcosa
ha abbassato
le palpebre
e quello
sfarfallìo
quella
nuvola
forse
è
un dolore
o un nome.
Tienimi
stretta a te. Sono nel sogno, diceva.
Ma nessuno
abita le
comete nessuno
ha parlato
e il va
e vieni del vento
ammutolisce
qui.
C'è
solo un
po' d'aria
ce n'è
più poca
e non risponde
non chiede
non fa male.
Qualcosa
come una voce
bisbiglia
di camminare
ancora
sulla terra dei fogli.
Altra stella non c'è
per incontrarci.
2.
Otto movimenti
per
M.E.
1
Da qualche
parte c'è grandezza
la cerco
fuori dall'alfabeto c'era negli atomi
mi sono
detta quando ero lì sul divano
a guardare
le figure del cielo in un libro pensando a Dio
e al Big
Ben e noi siamo qui in questo cielo notturno
dopo
celebrazioni
e sepolture volendo
qualcosa
d'altro ancora e chiamando un atomo dentro di noi
una luna
padre e madre
siamo
nell'emisfero
australe con la Piccola Nube di Magellano
o
nell'emisfero
Nord
dimmi
in quale
fibra nervosa siamo
il creato
è un attimo di concentrazione
poi ho voltato pagina.
2
Ero lì
sul divano a mezzanotte ero sulla spiaggia
a mezzogiorno
non c'era nessuno o ero ubriaca con te e
guardavamo
la schiuma spalancarsi sulla sabbia
forse ad
ogni secondo e i pensieri tutti caduti in un cratere
forse solo
trafitture di bianco
forse la
compassione è leggerezza l'Eden le stanze di cinabro
perché
quando il dolore è cielo la palpebra lo raccoglie tutto allora
io ti stringo
le mani
e mi basta.
3
Siamo qui
e ho messo il dito su qualche puntino bianco
che segnava
la galassia nel blu della pagina e dimmi
questa
forza unica che si scinde continuamente e
l'idrogeno
e l'elio in qualche punto del corpo i nessi
e in questa
poesia
vorrei
che fossero parole sempre più aperte lo sai
che per
me scrivere non è solo scrivere
ma suoni
freddi e caldi e la percezione dei colori
un
intontimento
e quello
che c'è o ci potrebbe essere
cercando di dirlo.
4
C'era
grandezza in tutto questo e ci sarà
ancora
bisogna solo strappare e
strappare
i nervi
si svegliano e si addormentano asimmetrici
eravamo
là a guardare quella schiuma
i suoi
giochi
un cenno
di tramontana a pelo d'acqua
l'ora
meridiana
l'ora notturna portate a riva
un unico
tremore
e il tic del tuo sopracciglio.
5
Pensavo
ai nomi
progetti
di sogni
nomi del
nostro corpo
quanto
durano i nomi
il loro
viaggio
qui non c'è resurrezione
ci siamo
detti
non moriremo
fino a
quando ci faremo carezze
ci chiameremo
per nome
6
Guardavo
le anatre da bambina ricordo
di averle
incantate con una ninna nanna
tu ridi
ma è stato così ora che mi ricordo
dopo millenni
perché
oggi guardavamo le anatre insieme
galleggiare
ci venivano
incontro
e poi d'un
tratto viravano secondo gli impulsi dell'acqua
- cos'era successo -
e mi è
sembrato di essere più giovane
o vecchissima
allo stesso tempo.
7
In quel
biancore di luce giravo gli occhi e
nell'orlo
inferiore dell'orbita mentre poggiavo la testa
sulla tua
spalla, c'è un punto esatto tra sguardo e materia
c'è
come una deriva ti chiedo se la schiuma
è
essenza o nulla se la schiuma
è
la nostra grandezza quella che resta
dopo lunghi
sguardi stanchissimi, quel capriccio
della natura
che siamo noi quando nel buio
di una
stanza o nel chiaro inebriante di una spiaggia
qualcosa
ci attraversa.
8
Se al culmine
del giorno o della notte
ci cogliesse
una preghiera se il corpo, a certe ore,
si allontana,
se è
vero questo, se scrivere è
rovesciare
l'occhio indietro allora
visioni
esploderebbero
nello stomaco nell'orecchio
forse ci
sarebbe letizia
vigilando
il mondo nel punto del suo letargo
vigilando
in preghiera
nel vuoto
forse
grandezza
ci sarebbe.