Rischiarato cielo della
mia infanzia
Combustione
dell’uauatonem
Dalla
terrazza in cui vedevo il mondo
[
Dell’irradiazione ]
Rischiarato cielo della mia infanzia
Rischiarato
cielo della mia infanzia
a te rendo
defunzione e sepoltura. Sotto queste mura
inermi
vago la notte fantasma fra i fantasmi. Essendo
che il
principio di tutto è la fine di tutto, essendo io
se non
sillaba o bagliore improvviso nella stanza degli
oggetti,
essendo di terra la passione e le cose di fuoco, essendo
io vivente
o
morente,
date tregua,
o sensi,
al mio intelletto, togliete dalla mia
visione
l’estasi apparente, svestite la mia
memoria.
Sia gloria la cielo celebrato della mia
infanzia,
dove io, denudato spettro, sarò
sepolta,
imbalsamato
il sesso,
imbalsamata
la ragione.
Dalla raccolta
Immagine di voce, Antonio Facchin Editore, 1999
Combustione dell’uauatonem
Manine dei
poeti-bambini
manine
dei poeti-neonati
manine
dei poeti mai nati
manine
dei poeti-divini
manine appese
al cielo nero
manine
sprofondate nel mare
manine
intessute di bare
manine
distese dal ventre vero
manine dei
poeti-piccini
manine
dei poeti-alati
manine
dei poeti mai baciati
manine
dei poeti-vicini
prendete
la penna prima che secchi
prendete
il foglio prima che bruci
prendete
l’idea prima che fugga
prendete
prendete le vostre manine
toccate
il corpicino per poco vicino
toccate
la testina per poco serena
prendete
e toccate questa è la vostra
pioggia
della penultima stagione
prima della
combustione estrema
manine-cenere
dei poeti-data
manine-niente
dei poeti-venere
“datta
dayadhvam damyata”
*uauatonem:
bambino che dice ‘uaua’, in Quintiliano
Dalla
terrazza in cui vedevo il mondo
ora che siamo
giunti alla
stagione del
freddo [una Trovatrice]
dalla terrazza in cui vedevo il mondo
vedevo
accanto l’altro osservatorio vuoto
sporto verso
l’ignoto dell’interrogazione
e le spalle conserte sul nostro destino
s’immuravano
s’innervavano
tese in desiderate supposizioni
presupponendo
ramificazioni inesistenti
vedevo i soli intenti a raffrenare la
corsa
di un tempo
remoto che avanzava instabile
sulle bocche
intrecciate in una morsa insanabile
era amore quello che derivava
all’orizzonte
oltre il
ponte di nubi
sull’estate
del nostro sentimento ×
dalla terrazza in cui vedevo il mondo
ti ho vista
partire avvolta in una nube
tolta al mio
sentire dell’interrogazione
amorosa ti ho vista assente in cielo
evaporare in
un deserto di mondi ignoti
tessuti
sull’assenza da un telaio inesistente
ti ho vista intenta-assente nel tuo
cammino
reclinato il
desiderio nel giardino a piedi nudi
del mausoleo
indiano della sposa insanabile ×
era amore quello che scivolava
all’orizzonte
oltre il
ponte di nuvole
sull’estate
del nostro sentimento ×
dalla terrazza in cui vedevo il mondo
mi vedo
ancora assisa alla tua destra
protesa nel
silenzio dell’interrogazione
ora che a lungo siamo giunte
al freddo
della stagione come temevamo
ora che il
calore sembra inesistente
ti vedo ancora come l’adesso che vedevo
allora
disfusa in un
tempo di vento ignoto
malata di un
sentimento insanabile ×
è solo amore quello che rimane
è solo
amore quello che diviene ×
Dalla raccolta
inedita Datità
[
Dell’irradiazione ]
luce della
luce dei corpi senza luce
luce
dell’essere
dei corpi senza essere
essere
del tempo dei corpi senza tempo
diversamente
linguaggio ai bordi della parola
appena
pronunciata sulla tela marginale contorno
lenta
illuminata
irradiazione di insufficienza ovale
evanescente
scendi sul suo capo sul suo cranio opaco
come sentita
nuova natura di uranio di cera
nella notte
svanisce della sera il tuo crepuscolo di sasso
non a un
passo dalla chiusa di soluzione
mortomorto senza assoluzione
Da Spostamento
– Poemetto per la memoria, Lietocollelibri Editore, 2000