La
vita spesso è confusa
La
notte si poggiò
La
sera moriva
Ode
alle tue mani
Ho
aperto la finestra
Ho
sognato di essere pioggia
E'
lei che amo
Preghiera
all'alba
Il
letto era una prigione
Se
io fossi uno scultore
A
Camilla
Adesso
Haiku
(portati da un corvo)
In
treno
La
donna della foresta
Questa
stanza odora
Qualcuno
ha visto un angelo
Sulle
rive al mattino
La
vita spesso è confusa
La vita spesso è confusa
si rifugia nei canali della notte
nei versi di una poesia
- ma questa risiede in me? -
è nei tuoi occhi amore
sta a me prenderla
mentre come sangue
scorre
come le tue mani
sul mio corpo
La
notte si poggiò
La notte si poggiò
Innamorata sul tuo corpo
La esplorai con delicatezza
Mi aspettavi in lacrime
Mentre, come noi,
la luna e la terra
tornavano a fare l’amore
La
sera moriva
La sera moriva
Scendeva dai pendii
Delle tue curve
Mi pungeva d’amarezza
Non mi va di raccogliere
La mia notte in versi
Si fa sentire questo freddo
Un giorno non mi vedrai più
fuggire di notte in notte
mi poserò sulle tue terre nude
Ode
alle tue mani
C’è un angelo
che custodisce le mani
come un albero con le foglie
come la terra con l’uva
ed i suoi sapori delicati
l’ardore e la paura
della fiamma
come il giorno e la notte
dandogli vita e bellezza
accasciò il suo capo
sulle tue
sbalordito
come su terre misteriose
e così le posò
sulle mie
Ho
aperto la finestra
Ho aperto la finestra
stamattina
lasciando entrare il sole
la luna
e tutto il mondo
li ho poggiati teneramente
come una madre
sulla scrivania nella destra
Mi sono seduto
cercando lo sguardo
lontano di Dio
aspettando che mi accarezzasse
o che mi schiaffeggiasse
con mano indurita dall’odio
Sopito nel mondo
come il corpo della luna
nei banchi di sabbia
Mi sono svegliato
sentendo una voce
"Chiudi, sta piovendo" disse
Sento il mare accarezzare
La terra sento
Le lacrime di una rosa
Imprigionata dalla spine
Sento
La notte baciare il cielo
Sento
Le ali degli uccelli
Bere da calici divini
Sento
Il mio cuore
Amare
sulle mie terre
Ho
sognato di essere pioggia
Ho sognato
di essere pioggia
e di baciare il tuo corpo
Ho sognato
di essere il mare
e di abbracciarti
mentre eri stesa sulle rocce
ho sognato
di modellarti
come porcellana
sulla terra
ho sognato di amarti
di amarti
E'
lei che amo
È lei che amo
Lei scolpita nel cuore
Della notte
Nella tristezza dei miei
Occhi
Lei incisa nei legni del bosco
Aroma di terra goccia
D’argento
Piuma di luna
Ecco la luna
Coppa bianca d’amore
Beve lacrime
di folli innamorati
Oh donna impetuosa
Nelle tue terre di perla
Assaggi le mie carni
Crude
Piccola puttana
di cristallo
tu m’illudi
Preghiera
all'alba
Se la notte si risveglia
Tra le lacrime dei gelsomini
E le membra ardono di dolore
Il sole tocca la terra vergine
Il respiro si addensa in nuvole
- una rosa sboccia e muore
tra le labbra della luna -
e le ali delle foglie calano
allora
i miei occhi toccano i tuoi
Il
letto era una prigione
Il letto era una prigione
Tramutata in spine
Una terra d’ottone
Sotto il cuscino
la fiamma della vita
una nuova creatura
la notte
si era impadronita di me
come una lacrima
che scende lenta fra le mie
membra
per dare fuoco alla mia
anima impazzita
e lei tuonava
ma potevamo fuggire tutt’e due
come tribù di nuvole
nel cielo
e allora pensieri si affacciavano
e correvano su di me
come se fossi seduto
su una strada
Se
io fossi uno scultore
Se io fossi uno scultore
Lascerei il tuo corpo
così com’è
rannicchiato
come una mano bianca
un sole morente nelle
sue terre
macchierei il tuo seno
con le mie mani
come le notti
nelle mie stanze
giocherei con le linee
fragili del
tuo corpo
scolpirei le tue terre
ne percorrerei ogni strada
filata d’argento
Se io fossi uno scultore
Lascerei
Le grazie nei tuoi marmi
Delicati
Riposare
A
Camilla
Donna ingenua
Vaso d’argento e d’argilla
Dove custodisci il sentimento
Della tua terra
Tu sei il mio
Orto
Dove nascondo
Lo scrigno d’oro
Delle mie ricchezze
Adesso
Adesso
Sono una pioggia morta
Che pende
Dalle tue ciglia
Dai tuoi seni
Dal tuo corpo
Adesso
Sono un occhio
Che nascosto
Ti guarda
Adesso
sono un carillon
che aspetta la tua mano
per cantare e vederti
danzare
Adesso sono la tua stanza
Vuota
Che triste
Ti aspetta
Haiku
(portati da un corvo)
Le parole sono
Uomini senza
passi
le nuvole
le ceneri
dei faggi
la luna
una vecchia lampada ad olio
Arrugginita
Stasera
Mi rivedo
Allo specchio
Ombra
Sentieri
La scala
Io
L'alba
In
treno
Non so descrivere
Solamente assaggiai
Le terre
Insieme a quel treno
E vidi
Piccole case
Dimenticate
tra il sonno del bosco
Attraversando gallerie
Lunghe e
Corte
E vidi
La terra
Del nord
Unghia verde assetata
Del sudore dei suoi
Contadini
E bambini giocarci
Ed alberi nudi
Come gocce
Come i binari del treno
Ed entrati nella città
Vedemmo la terra guardarci
Triste
Pensando al mostro
Che l’avrebbe presto divorata
Come quel treno sordo
La sua carne
La
donna della foresta
Seguimmo le orme della pioggia
La ascoltammo danzare sui
nostri corpi
ne sentimmo l’odore lungo
i sentieri della terra
sui legni degli alberi
sulle nostri pelli
Quando la vidi
Che giocava
In un lago lunare
I suoi capelli d’oro nero
I suoi occhi di bosco
La pioggia ci mostrava
le tenerezze del suo corpo
danzava
insieme
alle tristezze del bosco
Vidi solo
i suoi rami
posarsi sulla mia fronte
con dentro i sigilli
del mio animo
Quando dormi
I tuoi occhi sono
Dolci sogni
Che la tua terra
Stringe
A sé
Ali di luce
Miele delle foglie
Campi di grano
Suoni di terra
Antiche sorgenti
Vele di seta
Nelle notti
Riconosco i tuoi
Abbracci
La tua mano che sale
Sulle mie coste
Sul mio petto
E stringo i tuoi petali
Grigi
Al mio freddo stelo
Prima
Che il gelido battito
Delle tue ciglia
Ci spazzi via
Questa
stanza odora
Questa stanza odora
Di legno
La scrivania d’abete
L’armadio la libreria
E tanti altri
Piccoli oggetti
Queste maschere oscure
Queste piccole sculture
Non conoscono
Il calore del sole
Ma riscaldate
Puzzano
Ancor più di legno
Io sono come loro
Un legno della mia stanza
Un violino
Lasciato lì
Inusato
Come la bellezza di
Una donna
Qualcuno
ha visto un angelo
(storia frettolosa di
un’alba)
le nostre ombre
smarrite
ritornano alla vita
la notte affaticata si
porta la luna con sé
la città si alza
nel rumore di una cascata
il cielo affonda in un caffè
come i miei pensieri
le foglie urlano dal dolore
un uomo le porta via
lontano
lontano da noi
Sulle
rive al mattino
Sulle rive al
mattino
Tornavano i
pescatori
Sciogliendo
le reti
Come
incantatori i loro serpenti
Tornavano
Maledicendo
Quelle onde
donne ribelli
Sugli scogli
Stringevano
nei loro occhi
Le tristezze
del mare
Come i
soprani stringono
le loro voci
tra
quell’odore di pesce
e di sale
vidi le mani
di un pescatore
così
grandi
così
abili
e pensai a
quelle di mio padre
miniere di
roccia
custodi del
lavoro
e della
bontà
della sua
terra
.