1.
Studio per un vicolo
2.
Altura
3.
Dentro e fuori città
1.
Studio per un vicolo
...un annaspare
e dal fondo uno svolo
di cornamusa
nel gelido sudario
dei passi
freddi dei lavoranti in rada
dal raggio
pallido che non sa aspettare
che non
riscalda la gente che rabbruma
il cavo
solco della propria esistenza,
la mente
e il cuore dai propri argini fuggiti:
e sul tenue
rumorio dei loro anni
ora cala
il sipario dell’angoscia.
Un tirso,
una baccante: appare una fonte.
Mentre
un uomo stamane qui è soltanto
l’eco di
un mondo che sprofonda.
2.
Altura
Fermare
non potrei la forza angelica
che
accerchiato
mi tiene a questa vita,
all’altura
che vado scalando, allo specchio
che rifrange
l’immagine di me immortale
nato nel
lezzo e nel putrido lucore
di giade
posticce che immillano morte.
Un giorno,
un altro giorno ancora.
Una corrente
che remiga i miei anni
verso il
porto dei sani, nella grotta
dove riluce
la mia sola fede,
anima ancora
vedente
tra miriadi
e torme di fuggenti
che nel
fango supremo non affogano.
3.
Dentro e fuori città
Eri così,
nascostamente caduta,
tra il
filo corrente della noia
e il palo
mutante del telefono,
acceso
ad ogni barlume di gioia
che ancora
ignoro, uomo di frontiera,
che di
ogni cosa scevero il perché
senza motivo,
ormai, senza più onore.
Ma tu
scuotiti
se puoi,
leva in
alto la cometa dei tuoi anni
tra le
spie che fa di notte una città,
innalzati
fino a vedere
quanto
grande è la pena che porto.
E poi ricadi,
sfrangiati nei colori
delle vetrine
elettriche, dei fari automatici,
e la spirale
d’inganno torni tra noi,
sia il
nodo che ci lega,
ancora
una volta o per sempre.