1.
Come mendicanti
Noi
siamo ricchi
Abbiamo
dei pensieri
memorie
comuni
speranze
che addolciscono
il
Dolore:
e
sembra un prato
ricco
di uccelli
pieno
di farfalle
Abbiamo
pensieri
identici
e diversi
vivendo
la nostra vita
come
mendicanti
tra
speranze e sofferenze
Il
tuo viso era lontano
ma
vibra di infinito
tra
sogni e patimenti
Preghiamo
uno stesso DIO
PAROLA
che mi hai dato
voce
della mia fede
Devi
sperare e pazientare:
vivi
per quello che è,
sempre,
per
ciò che noi siamo
e
non sappiamo
2.
La bocca tua
La
bocca tua
ha
posato sul labbro mio
il
rosso di un tramonto
aspro
e allegro naufragio
nel
profumo dei pensieri tuoi
Bocca
di fanciulla
scrolla
via le tue ansie
ambigue
incertezze
e
baciami
3.
Sono solo con la mia malinconia
Sono
solo con la mia malinconia
cose
dimesse e così via
È
l'ombra fragile e malferma
della
penna che scrive
sul
foglio bianco,
lentamente,
le
linee ambigue e tremolanti
(forse
torbide)
della
mia esistenza:
l'esistenza
di un «poeta laureato»
che
vende al miglior offerente
la
propria anima
sperduta
e rotta
maledettamente
rimbaudiana.
o
se volete,
rimbaudianamente
maledetta
4.
La felicità è un'astrazione
La
felicità è un'astrazione
reale
che si risolve
nel
paradosso e nella sua tensione
tragica
verso una via tortuosa
e
deviante che attraversa una distanza
infinita
dove afferri alle spalle
quel
paradiso cui devi tornare
un
paradiso terrestre e tutto
umano
tragicamente intriso
della
gioia che desideri.
Un
percorso infinito
un
viaggio intorno al mondo
dentro
la colpa e il peccato.
Vai
poeta saltimbanco e marionetta
e
cerca una coscienza annullata
senza
peso infinita.
Umano
eppur paradossale
è
il tuo canto di cartapesta
quella
passione eccessiva
del
tuo linguaggio sentimentale
della
tua assurda logica.
Lotta
e decifra il mondo
nel
tormento del tuo enigmatico
ed
arido agonismo e seppur
riuscirai
sconfitto la tua parola
darà
luce al profondo
in
quel luogo in cui s'insinua
la
sua segreta e indecifrabile
veggenza...
5.
Non esiste più la città
Non
esiste più la città
rossa
se
non quando la notte
ribolle
di stelle gonfiate
d’arancione.
La
città è in silenzio.
E
dietro a te mi volterò
nei
verdi canneti
dalle
punte spezzate.
I
ricordi saranno
come
grida infuocate
suoni
fugaci e repressi
smorti
nel vento d'ottobre.
Senza
inganno
la
nostra storia è nobile
e
tragica mentre t'affoghi
in
ciò che vorresti e non è stato
in
una volontaria malinconia
a
cui resti attaccata
con
fatalisrno e tenacia.
Accompagno
i tuoi passi incerti
e
t'afferro gli occhi
ombrati
e scintillanti.
Indecente
e scandalosa
è
la mia fantasia
la
mia verità inesauribile.
6.
Il sosia
La
pertinenza acre del sogno
dà
durata e respiro di vita
ai
labili fantasmi d'una bassa
pianura
ondulata e ingobbita
nella
dolce agonia della notte.
In
quell'aria fresca e fatale
ho
incontrato il mio nemico
che
da sempre attendevo come un caro
tiranno
oscuro e corrotto
orinai
in trappola, braccato
da
un destino calamitoso d'una
maschera
ambigua dal ghigno
abietto
segnata d’abulia,
perversamente
agnostico
nel
suo arbitrario misticismo
(squallido
affarismo
senza
romanticismo senza
catartiche
sublimazioni
pedagogiche).
Era
ansioso il suo viso
orientale
faticoso
il suo respiro
mortale.
Si
nascondeva in un tetro fondale
d'acqua
fangosa e ancestrale.
Scambiai
con lui i miei panni
(fantasia tragica e metafisica
visività grottesca e iperreale)
e
riconobbi il mio viso, brillante,
fecondo,
favoloso, irriverente
ch'eppur
aveva un'idea della vita
(un
vincitore senza grazia
una
vittima senza eroismo
un'empietà
senza pietà
irretita
dalla sorte)
Non
veniva da nessuna parte e non andava
in
nessun luogo: viveva in una trama occulta
in
un'angosciosa foresta inseguendo una
preda
inafferrabile: senza ruoli o qualità,
annichilito
e impazzito, dissacrato
e
alienato, viveva come un mostro in una tana
profonda
lambita da un bosco grigiastro
interrotto
da sabbia gialla e da un glauco
mare
d'intorno.
Un sogno a ritroso
Era
il mio sosia…
7.
L’ombra di Argo
Il
sonno è grato alle Muse
come
l'innamoramento e il sogno
e
il fiore e il fonte e il sasso
che
danno nome alle nuvole
in
quel cielo plasmato da parole
numinose
in cui è sepolto Sisifo
nel
suo sepolcro, ove è vissuta
Fedra
ardente e disperata. In quel luogo
gli
uccelli che vengono dal mare
strappano
ancora il cuore a Scilla ingrata.
Là
si nasconde lo spirito
d'Agamennone
d'orrido sfregiato
e
la saga di Teseo increspa
i
flutti torbidi d'Argo.
Omero
è ormai ritornato
vecchio
e buio titano notturno
per
rifondare il mondo.
8.
La profezia
Alla
parola che muore
sopravviverà
l'invenzione del poeta.
Ho
fiducia in una poesia alquanto
impura
e divagante a cui l'immaginario
preesiste
nella paura della storia
e
diviene realtà, profeticamente,
con
sgomento e angoscia.
Il
paradosso di una libertà
senza
giustizia: in ciò risiede
il
paradosso della parola,
l'omertà
poetica
la
sua condizione viva
il
suo peccato originario.
E
Pascal sorride e annuisce
tra
Leopardi e Pirandello,
per
farmene uscire, per salvarmi
dal
baratro della caduta.
La
sua orma, ironica e fuggente,
m'avvicina
alla morte,
al
rischio di vincere
la
scommessa.
9.
Mezzanotte whitmaniana
È
giunto il tuo tempo
nell'ora
in cui
getti
via tutto
poesia
e poeti prediletti
poeti
senza nome e senza arte
parole
vane e inellabili
e
guardi il cielo
e
rivedi le stelle immaginate
e
ti risvegli dal sonno
scrutandone
l'oblìo.
Prosegui,
porta a termine l'opera
poeta
non corrisposto
si
compirà il suo tempo
nell'urlo
di una nascita
infinita
in un canto
senza
voce.
10.
Ispirata da Campana
Ti
voglio incatenare in un sonetto
perfido
e focoso, vertiginoso
e
implorarti in un grido lamentoso,
guardarti
immobile come un effetto
di
sogni infiniti ed invocare te,
superba
regina dagli occhi verdi,
mentre
a tarda notte d'oro i tuoi sguardi
le
pupille accendono dolcemente.
Nel
giardino il tuo profumo marino
inasprisce
lo spettro del tramonto,
come
un veleno tenero e ferino.
Al
tuo sguardo fremente e vellutato,
una
forma leggera ch'io modello
è
il mio verso silente e insaziato.