Attesa
Metamorfosi
Nel
corpo della sofferenza
Vernissage
Santa
follia
Fiorenza
Corpo
Celeste
Quale
passaggio spirituale
Attesa
Occhio stan
co e allargato
viscida concentrazione
Azzurro sbiadito madonnina
di gesso e fra alberi
scarni e malati.
Grigie sono le pareti
intorno ad una
scandalosa dimora
(tempio scellerato del patire).
Non oso più guardare nella
voragine del mio occhio
che si ferma
pesante sulla ruggine
e i liquami del
tombino.
E fredda: l’ora
l’attesa i
colori
Il respiro.
Metamorfosi
a Kafka
Il mio occhio perverso amplifica i sensi
come il fondo del
suono
di un piano.
I miei pensieri si disegnano
filiformi e lenti
negli occhi verdi
di una santa.
Non sento in bocca il sapore della ciliegia
Guardo con nostalgia
questo mio corpo consunto
e fragile
che germoglia rami
e foglie di sale.
Nel corpo della sofferenza
Nell’ardore mistico
Una profonda ferita apertaci alle costole
Non ci distrae dall’universo
Nel desiderio di bruciare lontano
Con aggraziate sirene
Siamo disposti a tutto
A cadere
nell’eclissi
Nel lungo
sonno di EMPEDOCLE
Da quaggiù
Quanto può valere agli Dei
IL MIO PIANTO
IL MIO LAMENTO
Da anni come novello sposo
Abbraccio il dolore
Silenzioso con scarpe di pane
Mi ritrovo quasi sempre
A
passeggiare
“nel corpo della sofferenza”
Vernissage
Angeli
Poeti
Sarti
Dentisti
Adulatori
Dal
vetro una
pittura scialba
Scivola sulla tegola
Delle vostre facce
Visioni perpendicolari all’occhio
Teorie che finiscono
In passeggiate funamboliche
La notte mi riporta a un pensiero ROTTO
Nelle sue
ossa consumato
Santa follia
Uno sputo consunto
Mi fa specchiare
Sulla verde erba
IL TUO FIATO
NON APPANNA I VETRI
Ispida lingua
Bagnami ancora la nuca
Fammi inginocchiare
Alla SANTA FOLLIA
Abbraccia
questi stracci
Venera queste scarpe
Di vagabondo
Lascia cadere
Quei trenta centesimi
Nella
ruga del tuo Divino Manicomio.
Fiorenza
TU grazioso corpo
TU vestitino di seta
TU faccia arata
TU delfino ferito
Allontana
Questa bocca
Che stride all’infinito
Scordati di me
di te
delle tue ruvide mani
che in un lampo di radice
divennero
LUCE DI SANGUE
Corpo Celeste
In novembre mi hai detto
“che dopo…..c’è
solo Bianca Luce
null’altro”.
Ho bevuto con te
Il vino
dell’infermeria
Dal LETTO
Ho guardato
Il riflesso
di un corpo
celeste
Quale passaggio spirituale
Quale passaggio spirituale
Ci agevola le
paure?
Sulle scale
Ti vedevo ALATA
Svenire
Io rinascevo
Sulle tue cosce
Senza capire
Il
perché.