Nel cuore della trasmissione
La
Buona notte
Semifinale
Paoletta
Cartina
muta
Donatella
Nel
cuore della trasmissione
Di sera
ti sanguina la bocca
e ti aggiri
frenetico
nel cerchio
della tua necessità
nel
dormitorio
senza finestre
mentre
interi popoli guardano i bei quadri, tu
rivedi
i passi giovanili
con gli
occhi sbarrati della fine:
non l'idea
reggente, ma quell'immobile
raffica
che ti esige fino all'ultimo,
ti chiede
l'esatta versione e l'esatto
andare
a capo, te lo chiede interamente
mentre
ti aggiravi a un centimetro
dai corpi
ed eri ciò che resta muto
quando
due si lasceranno presto
quanta
poca vita rimane in un saluto
tu eri
questo.
La
Buona notte
a Franco
Arrivammo
a piccoli gruppi
in una
periferia di autocarri e brina
per dare
la parola
alle ossa,
alla lieve mussolina,
epopea
dei santi e delle bocche
straziate
oscuramente, in un silenzio
di altiforni,
suoni disadorni del tuo ritmo imprigionato e vivente.
Morire
è l'infinito presente
di ciò
che non si coniuga, una goccia
sporca
sui nostri visi ricomposti
il medesimo
stupore che tu fosti vivo tra i vivi in fila indiana, luce
calcinata,
stridere
delle
lenzuola,
l'arcana musica abbreviata nella mente
ritorna
all'ora del prodigio, e il cielo
è
solo una stesura differente, che non apre
le sue
porte. Tu
di nessun
bacio, nessuno nei secoli
dei secoli.
Tu di qualsiasi morte.
3 dicembre
1994
Semifinale
La Doxa
mi chiede per chi voterò. La voce
è
di un ragazzo che, dall'altra parte, respira.
Non so
quale chiarezza dentro la rovina. Tutto
ritorna
qui, confine del luogo. Quel non parlato
di chiodi
per terra. Il Professor D'Amato spiegava
un pronome...
nemo: nessuno, non nemo: qualcuno
[Nessuno
giungerà
oltre le vene, è semplice, ragazzi. Qualcuno
è
scomparso o comunque non dà notizie. Il postino
mi consiglia
di guardare meglio nella buca,
anche in
quelle vicine. Guarderò. Neminem
excipi
diem: per nessun giorno ho fatto eccezione.
[Morire
è
dunque perdere anche la morte, infinito
presente,
nessun appello, nessuna musica
di una
chiamata personale. Oltre le vene che furono rito
e dimora,
milligrammo e annuncio, grido infinito
di gioia
o di soccorso, nessuno mai
oltre queste
vene. E semplice, ragazzi, nessuno.
Paoletta
Il forte
silenzio
gettato
sul tuo corpo
mi accompagna
in questo paesaggio
di metano
e di palestre
ecco il
golf di lana spessa
sulle braccia
vittoriose
della
fanciulla
campionessa
la cintura
nera sul kimono
l'asfalto
imbevuto
di peso
buio.
Tutto
è
ancora qui
nelle segrete
espansioni nella ginocchiera
che ci
siamo scambiati
a fine
gara: piove sul Fossati
e l'acqua
ci sta accanto, l'acqua vera
del battesimo
e del pianto
che spense
la prima candelina,
quel polso
leggero,
quel prendere
netto.
Così
finisce, così ci si inchina
colpo di
grazia
nel corpo
benedetto
Cartina
muta
Ora lo
sai anche tu
lo sappiamo
mentre
siamo per rinascere
Franco
Fortini
Entriamo
adesso nell'ultima giornata, nella farmacia
dove il
suo viso bianco e senza pace non risponde al
[saluto
del
metronotte:
viso assetato, non posso valicarlo,
è
lo stesso che una volta chiamai amore, qui
nella nebbia
della Comasina.
Camminiamo
ancora verso un vetro. Poi lei
getta in
un cestino l'orario e gli occhiali,
si toglie
il golf azzurro, me lo porge silenziosa. «Perché fai
questo?»
«Perché
io sono così», risponde una forma dura della
[voce,
un dolore
che assomiglia
solamente
a se stesso. «Perche io...
né
prendere né lasciare.» Avvengono parole
nel sangue,
occhi che urtano contro il neon
gelati,
intelligenti e inconsolabili,
mani che
disegnano sul vetro l'angelo custode
e l'angelo
imparziale, cinque dita strette a un filo,
l'idea
reggente del nulla, la gola ancora calda.
«Vita,
che non sei soltanto vita e ti mescoli
a molti
esseri prima di diventare nostra...
vita, proprio
tu vuoi darle
un finale
assiderato, proprio qui, dove gli anni
si cercano
in un metro d'asfalto...»
Interrompiamo
l'antologia
e la supplica
del batticuore. Riportiamo esattamente
i fatti
e le parole. Questo,
questo
mi è possibile. Alle tre del mattino
ci fermammo
davanti a un chiosco, chiedemmo
due bicchieri
di vino rosso. Volle pagare lei. Poi
mi
domandò
di accompagnarla a casa, in via Vallazze.
Le parole
si capivano e la bocca non era più impastata. «Dove sei
stata
per tutta
la mia vita...» Milano torna muta
e infinita,
scompare insieme a lei, in un luogo buio
e umido
che le scioglie anche il nome,
ci sprofonda
nel sangue senza musica. Ma diverremo,
insieme
diverremo quel pianto
che una
poesia non ha potuto dire, ora lo vedi
e lo
vedrò
anch'io... lo vedremo,
ora lo
vedremo... lo vedremo tutti... ora...
…ora che
stiamo per rinascere.
Donatella
La danza
fiorisce, cancella il tempo e lo ricostruisce
come questo
sole invernale sui muri
dell' Arena
illumina i gradoni, risveglia insieme agli anni
gli dei
di pietra arrugginita. «C'è Donata De Giovanni?
Si allena
ancora qui?» «Come no, la Donatella,
la velocista,
la sta semper de per lé.»
Mi guardava
fisso, con l'antica dolcezza milanese
che trema
lievemente, ma sorride. «Eccola, guardi,
nella rete
del martello... la prego... parli piano...
con una
mano disfa ciò che ha fatto l'altra mano.»
«Chi
è costui? Un custode, un'ombra, un indovino...
quali enigmi
mi sussurra?» Si avvicinò
a Donata,
raccolse una scarpetta a quattro chiodi.
«La
tenga lei, signore, si graffia le gambe...
povera
Donata... è così bella... Lei l'ha vista...»
«Forse
il punto luminoso della pista
si è
avvitato a un invisibile spavento, forse
quest'inverno
è entrato nella gola insieme al cielo:
era sola,
era il ventuno o il ventidue gennaio
e ha deciso
di ospitare tutto il gelo»
«O
forse, si dice, è successo quando ha perso
il posto
all'Oviesse, pare che piangesse
giorno
e notte... per non parlare di suo padre...
i dottori
che ha chiamato... mezza Milano»
«Io,
signore, sbaglierò, le potrà sembrare strano
ma dico
a tutti di baciarla, anche se in questo
quartiere
è difficile, ci sono le carcasse dell'amore
c'è
di tutto dietro le portiere. Sì, di baciarla
come un'
orazione nel suo corpo, di baciare
le ginocchia,
la miracolosa forza delle ginocchia
quando
sfolgora agli ottanta metri, quasi al filo
e così
all'improvviso si avvera, come un frutto»
«Lo
dica già stasera, in cielo, in terra, dappertutto
lo dica
alle persone di avvicinarsi: ne sentiranno
desiderio
- è così bella - e capiranno che la luce
non viene
dai fari o da una stella, ma dalla corsa
puntata
al filo, viene da lei, la Donatella.»