Salmo
Due
frammenti a Edipo
La
fonte
Sentiero
I
sentieri del sole
Salmo
Aut Aut
Non c'è grazia per me ai
tuoi occhi?
Diventi
speranza la mia illusione,
grido di
verità la timida
parola.
Quando spezzerò le catene
d'un silenzio
codardo,
i servili
legami
d'un affronto
alla vita?
Lasciami sul mio giaciglio di
brago
a veder
scorrere nel sogno
trame felici
di nidi senza dolore.
Lasciami nella mia sordità
nella
compiaciuta onestà
del fariseo,
se non porrai
al mio giogo
lo stesso
miraggio d'amore,
la tua
umanissima agonia.
Tra queste pareti the non amo,
che non sono
la mia casa,
lasciami
imputridire
- inutile
avanzo di vita
per spietate
ingordigie -
se non
potrò levarmi dallo
strame
a rimirare le
suggestioni del
giorno.
Urge vegliare sull'anima propria
in un tempo
nemico dissacrante
l'eredità
della tua morte.
Porgimi l'aceto della croce,
prestami il
tuo grido di abbandono
in quell'ora
the il Padre ti
parve lontano.
Tremi la tempesta,
si drizzi la
criniera dei venti,
sconvolga i
suoi strati la terra,
quando
vorrò nell'impeto
rovinoso
affidare alla
morte il segno
della vita.
Sia il nulla la mia ragione,
condanna il
respiro estremo
alitato ad
arie corrotte,
se la tua
mano non stenderà,
pietosa,
sull'agonia
il tuo atto d'amore.
E lasciami annientare dal male,
se mi saranno
precluse le tue
sorgenti.
Rimanga crocifisso a piagato in
eterno
sulla croce
ch'io stesso m'imposi,
se
rimarrà increata storia
la sostanza
della tua Parola
nel misero
ossume del corpo.
Lasciami pietrificato in questa
morte,
nella peste
the divora i tuoi
cieli:
oltraggiato,
chiuderò
le luci del volto,
se le tue
dita non spalmeranno
sulle
palpebre inerti il benefico
fango.
Questo vorrei gridare a taccio
nei vortici
d'un fiume in rivolta,
nelle spire
di notti deformi.
Verrò un giorno alla tua
croce,
lasciandomi
alle spalle
le difficili
speranze.
Verrò
come all'amore il
disperato
ed all'acqua
to stremato pellegrino.
Così, disceso nella tua
morte,
incontrerò
la vita,
Signore.
Due
frammenti a Edipo
Colono!
Approdo al
mio tormento,
acqua tersa
ai miei veleni,
di pace
prospera oasi sognata,
dischiuso
portale allo spirito
cieco!
Te bella
fanno, di verde adorna,
i chiari
olivi a di provvide
vigne
il sapiente
intreccio e le fitte
chiome,
e sonora di
limpide voci
l'osannar
d'usignoli
sugli
armonici fonti,
dei quali, in
canto divino, risuona
ogni recesso
della sacra terra.
E te santa
eleggono,
per
misericordia elargita,
l'Eumenidí
vergini ospitali
che il cuore
invoca, in cui sovente
memoria di
mali feroce spira.
Colono!
Per quanto,
errando per paesi
infidi,
alla pieta
celeste
implorai dai
lidi salmastri della
pena,
sui quali
l'onda frangeva il
suo lamento,
il giaciglio
sereno dei tuoi
boschi!
Qui, tra
murmuri di fronde,
l'annunzio
del vento profonde
la vita.
Per cieli
pascola, a tra l'erbe,
in fumi di
fuochi lontani,
il canto
degli oranti, la prece
dei morenti.
Colono!
Madre a sposa
alla mia pace,
sorella di
pena a giubilo del
cuore!
Depongo il
ricordo net groviglio
delle tue
ombre o nei chiarori
che il sole
ricrea per varchi
di rami
sulla terra
tua di santità
feconda,
un giorno
sulla mia mortale pietra,
che i
tramonti ameranno - e le
aurore!
in promessa
di eternità.
Colono!
Di vita e
solare amore
il tuo nome
risplende
nella cieca
pianura degli arsi
occhi,
nel fortunale
di sempre giovani
memorie.
Come astro,
nell'animo trascorre
il ricordo,
ombra a corpo
di funesto
amore.
Simile a
strano vento,
spirerò
sulla tua terra,
sol cenere
ormai d'un fuoco
arso per
comune salvezza.
Giunga al
corpo sepolto
l'anima di
ciò the ti
fa santa
e questo
canto a quest'ombra
sfiorente net
silenzio
di un'altra
notte illune.
(II)
Un serto di corone, fratelli,
intrecciate
per i miei pensieri,
in allegrezza
ed esultanza nuove.
Offrite
libagioni del cuore
al Dio cui
d'ogni anima è
noto
il lacerante
sgomento del male.
Dove il lauro
rinverdisce il
manto
della sacra
terra ed il cipresso
addita
profondissimi cieli,
Edipo
s'inoltra nell'ombra.
Di pace, di
gloria, è
la sua parola
dai pascoli
di luce infinita.
La
fonte
Il silenzio di una foglia
esplode nella
vita del vento
mutandone
oltre il tempo le sorti.
Dal campo in
ombra scandisce
il futuro
col taglio
nella zolla un uomo
chino.
Gli snelli
pioppi vibrano solenni
nella luce di
un fuoco
spirito
dell'Eterno.
Anch'esso in
fiamme ove declina,
arcuato sul
corpo della terra,
freme di
tenerezze il cielo,
mentre avanzo
per campestre via.
Giungo alla
nota fonte
che
d'angelico nome s'adorna,
ove cespi a
fronde s'aggrovigliano
in verdi
serti sul canto dell'acqua.
Accolto in
piccola conca,
l'umore
rifrange all'anima in
pace
immagini a
luci del profondo.
Prono,
attingo per la vorace
sete,
bevendo umile
grandezza:
reale quanto
l'essenza arcana
d'una grazia
schiusa nel vergine
vento.
Sentiero
Quanto deve amarti l'erba!
Strada aperta
nel cuore,
apporti un
suono di liete parole.
Lenti passi
pregustano il mare:
miraggio
nutrito d'angustie.
Custode di
vita che avvinghia
le pietre,
quell'erba
ondeggia di brezze.
Che è
un dire l'amore
dopo il silenzio.
I
sentieri del sole
Te ne vai come usignolo ferito
al regno di canti senza nome.
Cometa apparsa alle tenebre mie,
torni agli spazi della Divina
Luce,
alle feconde pianure dell'Eterno.
Resta nel mio deserto
l'oasi da to piantata,
un cenno di voce nel silenzio
duro,
il tuo sguardo di fanciulla innamorata.
Lasci alla mia povertà
la remota eredità delle
origini,
il peso dell'inconoscibile,
gemma d'amore nello stanco cuore.
Te ne vai, madre,
come rondine al nido antico,
nella primavera che invade
il sonno invernale della Terra.
Fiorirà il mio schianto
sulla profonda quiete,
difficile canto di gloria
nella mia notte assurta
ai puri margini dell'Aurora.