Conversazione
Intima
Vera
La
soglia
Iniziatica
Nebbie
Nervi
Congiunzione
Disgiunzione
Conversazione
L'allegro
conversare della sera
è
un paziente cercarsi che poco aiuta
del vivere
i bagliori e la sua mera,
anzi odore
di polvere ne fiuta.
Eppure,
mentre si spegne la luce,
annuncia
un'altra luce la presenza
che, inedita
e discreta, in Voi traduce
i moti
luminosi di coscienza.
Se poi
l'ombra dell'ombra ci seduce
dopo ogni
appuntamento coll'amore,
allora
appare tutto in piena luce
dai nostri
corpi resi anime ancora.
E allegra chiedete, pur nel peccato,
se forse un Dio abbiate o un uomo Voi amato.
Intima
A fior di
labbra quest'ombra Vi dona
se incerta
tremola d'un bel sorriso
che
chissà
quali ricordi ripone
entro le
pieghe d'una gonna lisa;
e il
tranquillo
cuore che mai minaccia,
o mente
che ragiona eppur inclina
verso un
sentire dentro che s'affaccia,
mano con
mano adesso ci avvicina
proprio
lassú dov'Amore immutato
resta,
e non cambia colpo dopo colpo
questa
mia e Vostra intimità innata
quando
pian piano quando in una volta.
E, accanto a Voi, triste prende tristezza
nuova chi rinunci ad altra carezza.
Vera
Cercavo
qualcosa che vera a sé
mi tenesse
congiunto; e la cercavo
in Voi
quella qualcosa viva in me
che non
fosse una debolezza ignava.
Sí,
di certo la cercavo io, non Voi
che amica
siete di Voi stessa antica
e lo spazio
aperto siete del poi
qual mai
capii piú di quanto non dica:
che quando
dal cosmo l'ora rintocca
(e giusto
nei modi giunge il distacco)
l'impensato
suolo l'animo tocca
sino a
là dove uno spaziale attracco
smuova questa terrena finitudine
sú verso una raggiunta soletudine.
La
soglia
Appena una
mano scosta lo scuro
ecco in
agguato ombre sole nel sole
in controluce
gettando sul muro
di noi
la preghiera che brucia in gola...
tanto che
giunge il tempo dell'offesa
(quel venir
indecisi sulla soglia
colmi di
dubbie colpe ed inarrese)
che inquieta
il pregare di sana voglia
in qualche
moschea, sinagoga o duomo...
dove il
dolersi e lo straniarsi insieme
sono d'un
uomo che già sappia l'uomo
di carne
non fatto ma d'altro seme,
sono d'un uomo che già sappia l'uomo
d'anima non fatto ma d'altro seme.
Iniziatica
Troppa e
tanto scarsa questa parola
quando
da sé esprimere vuole il mondo
interiore
o forse ciò che in noi indora
quanto
di franto agita nel profondo...
se
conversiamo
a tratti se ascoltiamo
(tutto
fino in fondo sempre di meno)
vicino
è il lato umano che richiama
chi al
silenzio chi invece alla sua pena...
un'altra
maniera c'è un'inversa forma
antica
e tuttavia propria al sorriso
che in
niente lascia tristi anzi che torna
da un certo
viaggio ancora piú decisa
a forma di gioia ora come allora
innata in terra centrata sul cuore.
Nebbie
Coloro che
vivono con se stessi
soli fra
i padiglioni della luna
li completa
questa luce riflessa
dalle pallide
stelle di fortuna…
or inquieto
or calmante se n’avanza
un fine
autunno di parole e gesti
intatto
nei toni delle assonanze
verso
ciò
che di fatto al suolo resta…
oltre la
soglia solo un’altra soglia
che invita
e congeda prossima al nulla
come fragile
vita d’una foglia
che dal
ramo distacca di betulla
(fra canti spogli e nebbie di stagione)
in un mondo il suo mondo, e di persona.
Nervi
Quel che
avevo l’ho perduto di vero
rendendomi
la preghiera nemica
coll’aspro
odore della mia vendemmia…
ah, questi
miei nervi tesi nel nero
di un’ombra
che monta intanto piú antica
fin dentro
la notte pura bestemmia…
ah, questi
miei nervi tesi di fino
lontano
da loro io cerco rifugio:
al pianto
acceso un conforto atteso,
una melodia
che piano s’avvicini,
una nostalgia
che lasci ogni indugio,
d’un uomo
l’illusione non piú offesa…
cosí viene e va la mia malattia
e amor non so che sia se non poesia.
Congiunzione
Eppure c’è
uno sguardo superiore
quando
ti svegli e vedi ancora il sole
oppure
la pioggia, e sai che ridere
o piangere
ti porterà a vivere
ogni altra
fatica… intanto ti muovi
e non sai
verso cosa, e non la trovi.
Struggente
una disperazione chiama
il tuo
nome e cognome, la tua tana,
stringe,
costringe a uscir fuori di te
senza un
aiuto, l’aiuto del proprio sé;
e assai
duole (duole fin dentro te
come una
prova) quel che prova il sé
e non sai fin dove, e cerchi un perché
e ciò che ti risponde è un non so che.
Disgiunzione
L’uomo che
si sa, e non sa, pure saggia
in terra
un luogo, uno spazio non vasto
in cui
aggirarsi come a casa; viaggia
a cauti
passi in ciò che gli è rimasto
forse ancora
poche dolci parole…
a volte,
quasi, va verso la porta
desidera
lasciare il mondo – solo
che la
sua mano lo trattiene forte,
e non sa
il perché e non sa fino a quando
resterà
senza andare se, ogni tanto,
un fuoco
vedrà ardere da due pietre
con scintille
entro una teca di vetro…
(ma perché a volte come un
animale
uguale nel bene uguale nel male?)