Bertolt
Civitas dei
Esilio 97
Indios-rap
Evento lucreziano
Il viandante, il mirto e
le rose
Foremi
Distanza
Per quattro stagioni
Erranza
Il
taglio
L'eternità
del congedo
Il
Tempo del poeta
Lo
stupore del tempo
1.
Bertolt
a M.
C. C.
Bertolt,
anche la ballata, blues
jazz e
rock per ogni disperato
ha perso
i suoi danzatori, il canto
delle
piantagioni
del cielo s'è spento
e fotone
fossile muove ai confini dove
l'aritmia
caosmica è nucleare fornace.
Per
decreto di pulizia etnica
il debito
infinito delle pene sofferte
è
stato decapitato per sommaria esecuzione
dei
masnadieri
al grido postmoderno.
Nel tempo
delle ricchezze immateriali
anche
l'azione
della parola sovversiva
è
un capo d'accusa che si sconta come furto
e carico
d'impegno senza delega abolito.
Minerale
il silenzio viva corrente
sborda
nei galeoni spaziali il debito
capitale
del decesso delle ideologie
e gli
avventurieri
che nutriamo d'obbligo
in fuga
all'universo affidano la dimenticanza.
A chi il
castigo dei delitti consacrati
Bertolt,
se gli aironi incolpevoli colpevoli
non aleggiano
più sulle rovine alla deriva
e l'anima
si spegne anche del tizzone?
Chi paga,
Bertolt, la strage degli Abeli
nelle guerre
della pace che non si vuole
dei barboni
fra le discariche radioattive
la fame
di stelle senza più memoria
se fotonico
il vento per diktat dilegua
il loro
lamento di rugiade luminose sospese
in viaggio
per una dimora degli eguali?
Per i conti
che non tornano e nessuno paga
Brecht,
per l'asta fallimentare del tribunale
popolare
e medievale gogna di modale look
per dio
allora
l'ebbrezza ubriaca della poesia inutile
e ancora
la guerriglia dei sentieri luminosi
i suoni
stonati delle tue ballate dissacranti!
15.2.98
2.
Civitas dei
C’è
un’area (di) sinistra intorno
e con dei
grazia governa la civitas
timonieri
virando tutto a destra
e d’extra
ogni giorno una diaria
con estro
esibisce IVA in testa.
I vitelli
dei romani sono belli
dice la
destra diva, è per questo
che le
mani metto ai fornelli:
(è
l’altra faccia dell'augusto dono)
i sinistri
si schi(a)vano non s'addebitano,
si contano,
scontano, dis-ontano, raccontano
e clamore
grazia more piano si esclama! che
suonata
nel pi-ano.
Quelli,
i destri l'arresto non perdonano,
del resto
che ti costa questo incesto
è
ormai solo della partita il resto,
il rossore
a diventare cenere fa presto.
3.
Esilio 97
…desdichado
questo kairós è il transito
il guado
del tempo che adombra luna
e delle
veglie la soglia sui bordi dei petali
dove la
vita àncora in sosta le onde
non è
della morte l'odore dei sogni
o il respiro
senza frontiere del deserto
in cammino
della luce conosce l'esilio
il gioco
con la penombra del tramonto
e
dell'assenza
ascolta danza il martello
che ondeggia
sui rossi suoni del mare
quando
anemone del cielo quasar il collasso
esplode
i gemiti della Rosa dell’Alba
questo
silenzio azzurro dei sentieri luminosi
questo
arcobaleno che si sventaglia carezze
ora siderei
desideri febbre della bocca
follia
ebbra di brezza e carne di nubi
come una
guerriglia dalla memoria anadiomene
così
la terra della mia casa ora così viaggio osa
osa
così
deliriche le corde della piazza telematica
con l’arco
onirico del bi-sogno della veglia
e
dell’impegno
la sonda pubblica della logica
e dell’azione
cala nell’agorà del cyberspazio
per non
morire sulle vie elettroniche la vita
e cullare
nel pugno la seduzione del canto
le raffiche
non virtuali delle stelle insonni
come dita
che sparano para-sitos il deraglio
e le scene
oscene dell'odiens lapidario stupidario
Marzo’98
4.
Indios-rap
quando i
boschi si diradano alluvionati
e il cielo
piange gli acidi della serra
e deserto
umano le città sputano
barboni
e mangiate di accattoni
e il mare
oscura il canto della luna
e gli scogli
gridano la stanchezza
e i fiumi
fanno silenzio sulle sponde
e le cime
règgae tra-montano la terra
d-anzando
con il dolore degli indios
versato
con i mandati bancari e gli uragani
e jazz
gridato planano di contrazione
e scambi
liberisti saccheggiano liberi
i poveri
già schiavi per fame
e rapine
slam tradiscono il mio Sud
e il vento
è skylab di slang
e le spighe
delirio di Van Gogh
fioriscono
i campi di azzurro
e i confini
dell'universo sparano
righe rughe
finiti infiniti e foglie
gorgogliano
di dissolvenza soglie faglie
dimore
d'urti nel grido degli alberi
liriche
rivoluzioni ragno vorrei con-ficcare
rap danzatore
con il cuore terragno
e
abbracciarti
come un'antica canzone
per non
morire come un poeta
senza sogni
sulla schiena del viaggio
sospeso
tra una mansarda e un filare di stelle
attaccato
al jolly del silenzio cellulare
e mettere
di mille croci nodose le dita
sventagliate
sul cimitero degli oppressi
e eternamente
cantare la libertà liberare
libare
spighe e arare canti d'uccelli
sempre
la stessa preghiera non credente
tinta di
cieli seppure non più vergini
5.
Evento lucreziano
Da-sein
tantum paulum
suave
“incerto
tempore, incertisque locis”
dove la
con-tingenza del vuoto
virtuale
è infinito intrattenimento
e la
fragranza
delle righe della vita
sapore
miscela
di atomi ed alfabeti sonori
nel giardino
eventi farfalla
noise di
costellazioni in gioco.
Sett.'97
6.
Il viandante, il mirto e le rose
...per te
che dall’incanto attraversi i giochi del fuoco
non so
dirti del fiume i passi sui bordi
quanto
delle dimore la vaghezza s’è distesa
per chiudere
le dita sulle tue ali di donna
e di
leggerezza
bere alle cascate dei tuoi fianchi
main-tenant
.soglie,
collassi di quasar fly by criniere di nuvole
l'assenza
dei sogni nel cielo delle mani
qui dove
le farfalle vibrano decolli
e l'arabo
dell'erranza de-serto di tempo
maroso
sulle dune della tua pelle
sgola
l'esilio
della luna e degli altrovi
navigando
l'oblò delle carezze foulard
e le
turbolenze
come se tu ed io
risonanze
magnetiche nucleari
insequenze
campi d'onde
vuoti quantici soleil
esplodiamo
pulsar canti di danza
dove lo
stupore è dissolvenza di fotoni
lascia i
tuoi capelli alla fluenza del vento
il silenzio
è l'attesa della presenza
bi-sogno
di gesti e suoni dell'indicibile
che sorride
dalla memoria della carne
ora che
il volto è oriente e sipario
l’appartenenza
è una partenza
senza sosta
lungo i
pensieri senza ponte e gli adeli delle pieghe
dove sorgente
i tuoi seni di mare è navigare esodi
e la sciarpa
dei venti ti tocca sentiero di aurore
aspettarti
al bivio dell’alea è stato non morir di futuro
marzo '96
7.
Foremi
Il mio tramonto
veda è montarti sceso tra
il crespo
della memoria e il mare sempre
dove
l'insonnia
ondeggia nuance il partire
stupore
d'ala planato sulle risacche ancora.
La città
dei desideri brucia ombre collinari
che aspettano
il passo all'ingresso dei fianchi
dove
il viaggio oltre invera albe esplose
e la tua
ferita spara luce dal buco nero tunnel.
L'anca della
luna sulla tua pelle d'estate
non è
cosi floue come il respiro poroso
quando
il sole ascolta incredibile cielo
questa
pioggia acida di perle nere diaspora.
Se potessi
afferrare questo glucore impastarlo
in fuga
per gli spazi rosso morente Doppler
ti farei
doni ponte canto arcobaleno bacio
per foremi
tra sonno e veglia un'amaca sgrido.
Dimmi se
aggrappandoci al respiro rondine
ora sinfonia
dissonante di tangenti dis?umane
ittiti
e figli delle nubi scivoliamo erranze
e peschiamo
multiversum il tempo seme quantico.
8.
Distanza
Un solo
tempo per voi amanti, allora
un luogo
solo vi scrive viandanti:
lo stupore
della carne straniera
che si
fa luce con pugni di carezze
e
infedeltà
del canto deborda canneto
insonnie
contingenza mani di delirio.
La vostra
corsa non è sete d'orizzonte
che fonde
cielo e terra e mare approdo
ma il brusio
collisioni vaganti vaghezza
dorrniveglia
di tracce nella notte esilio
che non
saranno più dove pose il piede
il giorno
vestito sentieri d'onde tuffate.
All'appuntamento
è la lontananza ferita
che vi
chiama folli della perdita lunare
dove il
desiderio ospite della nudità a?more
profumo
corre al polline del fiume vortice
verso il
suo svanire che è apparire deriva
oradove
ride il sogno arcobaleni esplosi.
Qui è
leggerezza questa seduzione della bocca
gioco di
verità spostate dal distacco
tra?monti
di farfalle sui balzi della pelle
quando
sguardi planano volti di brezza
lungo questi
fianchi gialli di sole sonar
curve di
morbidi respiri e vento di gole.
Gennaio
1991
9.
Per quattro stagioni
Per quattro
stagioni i tuoi colli
questi
angoli di contingenza spirale
e gli spazi
irrigati di conchiglie
chiglie
di luce gioco d'albedi ubriaco
luminoso
hasard di
e sempre
sgolato il nome fra i campi.
Di mimose
sorsi di cielo
floue di
danza dal tuo fiume
sgorga
nel mio tempo d'autunno
delle
singolarità
nascoste orizzonte
per le
piste e i bordi dell'insonnia.
Il cammino
collinare elica overdose
dove
coniugati
i declini della bocca
al vento
del mio morirti dentro anemone
non so
dove spara fusi orari urli
nell'estate
risacche della memoria.
Come in
un nucleare d'inverno
del tempo
lacerazione collasso
dall'onda
del mare bianco tepore
l'universo
magnetica risonanza
scirocco
arabo della tua carne
questa
odorosa intermittenza del caso.
Fiammiferi
i neutroni spaccano
il cuore
della massa in delirio
e
l'espansione
bucata del silenzio
è
solitudine ai confini della morte
quando
la navigazione delle nube salpa
e non sai
dove alzerà un altro albero.
1992
10.
Erranza
Appesi
squarci
le nuvole vuoti quantici
schiudono
della luna, le cave del sole
e cascate
ci raccontiamo frammenti
ora che
scrosci d'acqua la solitudine
lavano
dopo l'abbraccio dei sogni
e le danze
delle carezze sulla carne.
Qui il
periscopio della memoria
naviga
i congedi degli spazi
e il de?serto
taglio del tempo
ci cattura
seduzione di leggerezza.
Trasbordo
crepaccio di cielo
le cicatrici
temporali, le ferite del silenzio
incidono
radioattiva la contingenza
nella
geometria
degli alberi e dei cristalli
come un
sogno congelato della turbolenza.
Isotopo
il decadimento luminescenza
fra le
onde discrete ali d'alea altrove
svela sound
l'essere toccata e fuga
sugli archi
di questo autunno alla finestra
dove la
terra germoglia altre farfalle
per dire
inafferrabile il viaggio, l'erranza.
11.
Il taglio
a Eugenio
Bruno
e per antico
amore conico punto
il calore
della luce si distende
collide
rappresi fotoni fonici
si congeda
e periscopio gioca
sotto
l'ombrello
dei racconti
dove si
scancellano le frontiere
e bolle
temporali baciano bianche fonti
la moquette
dello spazio succhiata
dalle cave
di materia s'incurva d'onde
e indio
Eu?genio miscela squarci d'alghe
squarci
di sole dal mare degli elettroni
i pennelli
fluidi delle ceneri luminose
l'eternità
il tempo inifinitamente veloce
il tempo
l'eternità turbinosamente rallenty
ancora
sulle dune dei tuoi fianchi tramani
e cascate
di vento dalla cerniera dei bordi
quel giorno
scarrozzavo le ancore
fra i fossili
delle distanze T. con zero
con il
desiderio bi?sogno e i sogni
raschiavo
di pace nella febbre dei colori
lasciata
dalle ferite oblique...
il taglio
e le guerre
elettroniche videosimulate
puntano
le selle della danza e sparano
lacerano
i giochi degli arcobaleni senza parola
e cadono
... a r c h i iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii...
mancano
le mimose dei seni angolari del blu
per offrire
ali dove le farfalle non nascono
e le
primavere
geostazionano crisalidi
nell'abbaiare
dei cani alla luna sotto la distanza
il
resto
è silenzio infrarosso e sospetto
ombra
secondina
che s'immerge fra gli eventi
le tangenti
della contingenza
le sponde
del punto
de?cisione
in-cisione
rischio
12.
L'eternità del congedo
Oggi l'eternità
ha preso congedo
e universi
altri di astronavi pulsar
il suo
tempio fuso giace col tempo
dentro
singhiozzi di soglia amaranto
disseminata
carezza sulla nudità floue
declinata
dalle dita frammento di sogni:
turbolento
il flusso spaesa angoli
danzatori
bionici ventagli di papillons
i desideri
antichi fauni del flauto
ora che
la febbre della carne di cielo
dissonanza
i colori dei calicanti in festa
smemoriano
futuro gli archi della mano
dove gole
sciabordano Venere a monte
e la treccia
delle solitudini coniuga cori
vertigine
silenzio di mille pieghe ferite
perché
amore è naviglio magico diorama
di giochi
senza frontiere in riva al mare mentre
il cielo
naufraga visuale incanto.
Abbiamo
vestito i fianchi della luna amica
con l'iride
calescente dell'inquieta bellezza
lungo le
tracce svanite della risacca vortice
dove allo
stupore turgido fra le cosce di donna
chinasti
gemiti di lontananza baci di vento
alle sorgenti
della contingenza mia vita
di sempre
s
empre viaggio
senza sentiero di stelle insonnia
e domani
chi sa se il mattino ti sveglia eco
con i fiori
della notte mio notturno di voli
concerto
d'organi erranza sulla pelle di nuvola.
13.
Il Tempo del poeta
a Edgar
Morin
Delirio
di fuoco il tempo rugiada
naviga
diaspora la carne sentiero
turbolenza
di nube zero l'origine
verso la
zattera vortici nucleari
cascate
d'alee stupore di farfalle
dentro
dissolvenze fotoni rinascenti.
Risonanza
magnetica nucleare il canto
erranza
vibra delle cosce il desiderio
d'universi
arborescenze magico boreale
quando
il rogo del braciere interroga
scie del
mare alone della noise Eco
la follia
odi et amo dell'atomico cuore.
L'atomo
del tempo il fuso punto della vita
allora
accende il cielo e i semi terrosi
e l'ombra
del volto vuoti quantici danzano
il caosmico
veliero del gabbiano della luce
l'ambra
del viaggio tra-monti giochi spirali
dove crocevia
è dormiveglia di pulsarquasar.
Improbabile
probabile la rete di Eu-ri-dice
mente qua
e là le tracce della nascita divina
e della
morte quale specchio d'infiniti diorama
dice l'oscuro
splendore della catastrofe domani
ancora
nostalgie senza memorie d'eternità immota
deriva
seducente nello scirocco vago di Or-feo
14.
Lo stupore del tempo
I frattali
del silenzio navigano
d' insequenza
i cigli vela delle onde
e dalle
soglie del taglio il tempo
i passi
lasciano i corsi della pianura
e i sentieri
senza voce dei dis-corsi
le trecce
tracciano della turbolenza
per-corsi
relativi e dio odoroso d' alee
dove la
tua carne d' estate è tam tam
divampa
anadiomene la contingenza,
serti
frequenze
di spin alla fontana
e dei fianchi
l' ombra adagiata d'analio
stupra
lo stupore
sorriso
di canneti posato dal vento
le preghiere
d' agosto sulla negritude
il notturno
gioco dell' occidente al sole
e dai calici
del cielo cattolico sventra
il numero
fratello dei morti per la pace
l' inferno
della merce d'estetica vestito
sulla via
del sale deporta il ritorno che
e leggera
gravità cattura rughe la mente
i rocciosi
pensieri che scalano discese
ora che
hai abbandonato il delirio di ruggine
e le labbra
versati desideri temporale slampi
e nel corpo
degli anni scrivi le pagine tra
l' autunno
della lontananza fra le mani
ooh i miei
figli i passi sul confine del mare...
queste
galassie spirali anti e astri versi d' orbitali
le risacche
tastiere della memoria di luna
i frutti
che non hanno mantenuto le promesse
donano
nuove tele di sabbia ai colori dell' acqua
questi
squarci che colano dalle ferite quantiche
e hasard
di tangenza in fuga suoni lampeggiano
salti gli
immaginari reali e i conti che non to