1. Un uccello si
trasformò in un gatto
2.
“Mammina” disse
il piccolo
3.
Rinasce ogni
volta
4.
sembra che vada
in pezzi
5.
Suburbio &
novembre
6.
Virgole tra le
pietre
7.
il cervo bramisce
8.
La città
dalle cento
1.
Un uccello si trasformò in un gatto
Un uccello si trasformò
in un gatto.
Il gatto si
trasformò
in un
pesce-torretta.
a merlature
azzurre,
quindi nella
membrana vescicale
di un agnello.
L’agnello si
trasformò
in una
mangusta,
poi in una
puzzola,
infine nel
principio
di Archimede
per cui basta
una leva,
una semplice
leva di zinco
o di ferro
o di legno
o di pancotto
raffreddato
per sollevare
il mondo
dalla propria
inerzia
e farlo
rotolare
nei liberi
spazi
dell’universo
impantanato.
2.
“Mammina” disse il piccolo
“Mammina” disse il piccolo
con la manina
attaccata
alla chiave
della porta
che dava nel
vicolo
deserto, -
devastato dalle ombre
e dall’odore
delle merde.
“Ho paura”
disse, disperato
e brancolante
nell’aria
come uno
scoiattolino azzurro
pieno di
sospiri. “C’è
un orco cattivo
in tv con una
grande pancia
e una grande
barba
che mangia
grandi e piccini”.
3.
Rinasce ogni volta
Rinasce ogni volta
e muore la
speranza
nell’orrido
deserto
della noia.
Il corpo
si vuota del
suo sangue
come un sacco
di grano
attraverso
una ferita.
Una disperata
mazurka,
il cielo. E
vana-
mente i sogni
si muovono
nell’aria
come larve ustionate
da una
cattiva scrittura.
Vedete,
Carpaccio ci ha lasciato
due porte,
due finestre e
una parete aperta per farci
entrare nella
sua prospettiva.
ma chi
oserebbe penetrare
in quello
squarcio lancinante?
A entrarvi si
cadrebbe tramortiti!
Essa è
una gabbia,
è una
grande uccelliera,
è la
nostra infanzia segnata
da una luce
sinistra,
come quando
si parte
da Milano per
arrivare
a Castiglione
Olona
e c’è
il caso
che per
strada la carrozza
si riempia
dei fiori
bianchi e
sfatti della magnolia.
4.
sembra che vada in pezzi
sembra che vada in pezzi
il mondo da
un momento
all’altro e
invece rimane
in piedi - in
piedi il mondo
il mondo
resiste consiste
s’è
attaccato alla boa
anche se
poi.non si sa
proprio
perché lo fa
5.
Suburbio & novembre
Suburbio & novembre.
Antro del
lupanare.
Il vento
scuote
le ossa
dell’ulivo.
Mondo-di-pene.
Assenzio
nelle vene.
Cupo nocino,
Capitano
Uncino!
6.
Virgole tra le pietre
Virgole tra le pietre,
interrogativi
sugli alberi.
Città
come interminabile
traiettoria
di interpunzion5..
Ciò
che si legge sono
strade
affaticate
dalla polvere.
Fogne malate
e lebbra di tacciate.
La parola
“pensiero”,
il concetto
“avvenire”
sviliscono
sotto i platani.
7.
il cervo bramisce
il cervo bramisce
sull’Anfratto
dello Stupro.
L’assoluto
evapora
in bollicine
iridescenti.
Scale salgono
scale
s’inerpicano
fino
alla Torre di
Babele.
Rondini cadute
nel colore
piscioso
dello
champagne.
E una luce
fosca abitata
dal vasto mare
dell’
illimite...
8.
La città dalle cento
La città dalle cento
porte cento
dischiuse
manda in giro
un odore
di officina
ferrosa.
Senza profumo
sono le sue rose,
nascoste
dietro murate di case
basse, cupe,
colorate col vento,
divorate
dalla fame...
Una mano
ghermisce
l’urlo e se
lo porta
lontano, -
dove finisce
il grano del
giorno.
La strada non
è baciata
da alcun
dintorno:
è una
strada a sconquassi.
una via senza
passi
che la
sfiorino,
che non siano
perduti:
fatta per chi
sa solo andare
e non
più ritornare.