1.
da VITA NOVISSIMA (Bollettario, 1992)
2.
da ECCE FEMINA (1994)
3.
da NOTTILABIO
4.
da BROGLIASSO (1996)
5.
da STUNDAIA
1.
da VITA NOVISSIMA (Bollettario, 1992)
5
di baciar
quei begl’occhi m’ha pur concess’amore che m’accesero il core con
tant’ardore
forz’emp’inaudita come cosí trabocchi anima mia una e tria
come sei così vaga fata di baciar in kirieleison con paracleton
chi t’impiaga? (: esci dall’osteria e paga: la freccia in ogn’istante
è
dov’è nel suo scolo è sempre ferma in derma sperma)
6
gelo
sia nelle vene quando mont’altr’arene e m’incarni in corni e carmi di
pene
che peno temo allo stremo premo premendo il tuo seno di pomi di rovi di
ritrovi di melo mi frillo bismillo cillo in un unico lungo sprillo e ti
brillo le petit grillo del rosso cardillo giovin mandrillo mentr’affogo
sodo nel rogo dell’umido tumido tuo togo
11
lla luce
mi guarda calamita leve la pelle spilla solemme la mente la terra mi
sfiora
il monte la sente la tende s’arrende quando lenta una costa mi schiena
m’inarca mi mena l’altra mi prende stende lemme lemme m’accende il
fiume
cadabra sobbra mi labbra la riva pingua sotta mi lingua il foco roco
scalpita
freme mi preme di speme (: ti calo in rikalo t’inalo lulù il mio
gene)
27
gagliarda
mia geisha maliarda hard in hazard spogliati delle tue scoglie
introitam’in
te in quel godet fammi audax tuo grimpeur sono un hack
débauché
persino in détresse ma pratico lo ju-jitsu per tirarmi su (a tu)
40
mi ddumi
m’accendi mi stuti mi spegni mi ddumi mi spegni mi stuti m’accendi (:
si
fulmineràse non ti fermi) nei tuoi regni di regina
dell’ade
dea del dancing d’ottonoro (e io m’innamoro del gelsomoro coll’alloro)
usi contra in verso per traverso insù ingiù dove vuoi
tu
in un can papé can miele tran satàn tran (: au ciel
montrerais
et sur la terre jetterais dieu per divorarlo in rit’antico con biscotti
e tè)
42
dirlindana
vana kupeta dirupata in plica bieca lieta tu kartiddata candillinata
frou
mou frou lulù kalamita ka spakki a muddecule lu kore e se questo
non n’è il fragore dimmi la karrara per ferrara (: ché a
roma decapitata ci sono già stata)
60
perché
qui con quella luce che frice coce brucia toce questa croce di dolore
foce?
non voglio che passeggi tra i seggi rappuliciati delle mie rughe che
valichi
i prichi delle mie verruche, che tabulizz’i pizzi di spinnuliciati
capelli,
che conti l’arcate di superstiti denti, che karuppi le pelli d’una
raspulosa
selva storpia e gobba {: a nulla valse squartare questa città
cavando
sangue nasi bocche occhi ciocche a chiunque incontrassi o solo
sfiorassi
sui sassi [: ora mi tocca pagare] siamo alle strette (: ballano le
manette)}
66
caros’avanzi
cirasa kulumbuficosa com’una rosa radiosa ti farò mia sposa
spol’odoros’odorat’adorata
mia fata mai troppo leccata esangue ssaitata di pene lene nelle vene
coitata
karassa di cielo da cui bevo ma non mi sfamo di ramo in ramo (:
io
ti chiamo) frenulerò la carena della grancassa con una sola
lassa
(: prendi e passa)
73
petra ch’arretra
m’impetra e m’impietra nella biolca d’una polca dinamo gl’occhi tuoi
che
sprangano come clava e sono già lava tento un duck è
subito
un drop e in dribbling passo alla punta e tacco m’a te m’attracco
lulù
grisou che m’ardi sempre più in sovrappiù cheppiù
vedestù?
2.
da ECCE FEMINA (1994)
I.
sapientiae
exceptis excipiendis
Eccettuate
le eccettuande pro sapienza
unius
libri his malis
con
questi mali di un solo libro
rerum
experimentum facimus
l’esperimento
delle cose facciamo
nec
plus ultra
né
più oltre
(honores
alter: mihi hic labor)
(un
altro avrà gli onori: a me questo lavoro)
Ha fine
legittimamente quest’opera che ci narra la storia d’un’anima procedente
dall’oscurità del peccato agli splendori della vita eterna, in
una
esperienza che, arricchendo un sottobosco culturale, afferma nello
stesso
tempo la propria utilità come metodo, come dialettica del metodo
LXVI.
medice
et non temne divos:
O
medico non temere gli dei:
una salus
una sola
la salute
(bene vixit
Dei novum)
(bene visse
il nuovo Dio)
Si tratta
di una tela già ordita perché altri vi metta-no la
trama e portino scritto nella memoria ciò che dirà di lui
ma non lo paleserà perché non potrebbe rinunziare
alla
possibilità dell’accessus cioè, come si sarebbe
detto
nel vecchio discorso medievale, dell’introduzione a qualcosa ,
dell’ingresso
ad un lungo cammino.
LXVII.
asinus portans
libelli iram (fabula
L’asino
portando l’ira del libello (la favola
narratur)
in cathedram porcuum
narra)
nella cattedra dei porci
vehit ruinae
voluntatem tuam
trascina
la tua volontà di rovina
(grande
spatium est his fretus)
(il
grande spazio è fiducioso in queste cose)
Coi compagni
d’esilio i rapporti non sono buoni, ma da che nascano questi dissensi
non
risulta con sicurezza, di certo sono ingrati in quanto se
nell’ermeneutica
viene configurata un’es-plosione della tendenza orizzontale del
simbolismo
con il conseguente infinito rimandarsi dei significati, perché
non
si tenta neppure di definire una opposta categoria allegorica a
tendenza
verticale imperniata sulla difesa del significato?
C.
nos nosterque
hostis Hannibal
Noi e il
nostro nemico Annibale
decipimur
(fluctuat tantus ignotus).
siamo
distrutti
(egli fluttua tanto ignoto).
Lupus rara
mente intelligit
Il lupo
raramente comprende
quod
interiore
angulo cura condidit
ciò
che il rigore fondò nell’interiore angolo
Se queste
parole sono state raccolte con la dovuta attenzione e quindi
intese,
risolto è il tema di discussione. L’esito delle favole non viene
dall’interno che non esiste. Non v’è che una fragilissima
intoccabile
retorica, la modulazione di una voce che del drammatico conosce la
effimera
concitazione fonica.
CI.
mortalis
aevi pacem si vis
Se vuoi
la pace dell’evo mortale
Caesaris
tenuitas nondum matura est
la
tenuità
di Cesare non è ancora matura
(ut videam
haec flammis fieri flora)
(potessi
vederla sbocciare di fiamme!)
(at tuba
taratantara dixit)
(la tromba
disse tarantarà).
Il nostro
intelletto può considerare in astratto ciò che il senso
ha
percepito in concreto prima che l’acqua riprenda svanito il segno della
scia. Tutto sembra così coerente, mosso da nobile interiore
sdegno.
Ed è anche così non v’è dubbio, ma è solo
così?
Gwatkin
inside the soft white meat
of the
soothings says that
tests
beneath
the bosom
of your hard embrace
hot flights
of Africa are burning
still
indicate
that the antibodies
produced
were
motivated
by religious fervor
in response
to the zona material he
uses for
active immunization are
specific
for zona o what shall I
say how
is the truth to be said
Gwatkin
dentro
la soffice carne bianca dei lenimenti
sostiene
che
caldi voli
dell’Africa stanno ancora ardendo sotto il tuo duro abbraccio
e che
gli anticorpi
ottenuti
in risposta
al materiale
zonale
che egli
utilizza
per
vaccinazioni
efficaci
per quella
zona
(oh come
lo dirò: come si deve dire la verità?)
Unfortunately
practical atmospheric time constants
were
motivated
by religious fervor and spatial distributions Zeno
and other
landscapes notwithstanding wards of thestraw require
that this
nearby barn be quite bright and not very far removed in angle
from the
objects under study it’s good enough for me dark slave
of the
ready heart
Purtroppo
le costanti
erano spinti
da fervore religioso
pratiche
di tempo
atmosferico
e le
distribuzioni
spaziali
checché
ne pensino Zenone ed altri paesaggi custodi della paglia
richiedono
che
questa
stalla
vicina
sia
piuttosto
luminosa
e non troppo
spostata
in angolo
dagli oggetti
analizzati
è
quella che ci vuole per me servo oscuro di cuore pronto
3.
da NOTTILABIO
6
È
la sua casa un vecchio castello restaurato alla buona. Alle pareti in
nero
demagnetize amitalia con cui la Cia finanzia la P2 di Gelli
e mi si dice che chiederanno proprio a Giulio di
relazionare.
Lei è nella sala da pranzo a tavola con il marito che con
Oriana falla ancora. Io mi avvicino in adorazione senza veli come fare
altrimenti visto che a Castellamare si muore ancora? Incurante del
marito
così contrito mi permette di starle vicino mi parla poi mi
prende la mano e se la porta alle labbra così grandi in una
bocca
glabra e comprendo perché grazie a Usl e Regioni le spiagge
balneabili
in Italia si raddoppiano è un gioco di parole di fole. Il
marito
ha la testa bassa nel piatto è alquanto triste e rassegnato non
frequenta Vasco che va senza casco e fotte gli stranieri.
È
biondo piuttosto magro con delle grosse labbra rosso scuro ai religiosi
in Vaticano non piacerebbe hanno altri gusti dei Busi giusti. Ma ecco
all’improvviso
la cucina del palazzo ci sono i figli sono 15 ma non erano 5 mi
domando?
e c’è il marito più grasso questa volta e
diverso
da quello a tavola come avrà fatto a cambiare?
7
Violeta
Chamorro non è riuscita a cancellare il decennio della
rivoluzione
sandinista e nonostante le pressioni degli americani deve scendere a
compromessi
se non vuole la guerra civile parliamo non ricordo di che forse di
Berlino
ovest che vuole ritornare ad essere una grande capitale. Di
questi
15 figli 4 mi pare siano femmine: SXQ - 75 - 0001 con sigla di
non
fare l’agente segreto quando prima ero a tavola lei non so bene
come
né perché mi aveva sorriso si vedeva solo la lingua
avvoltolata
a mo’ di sberleffo ricordava il Perù uno sfascio di lacrime e
sangue
poi siamo in un campo corre io la seguo la inseguo
siamo
vicini gelidamente vicini senza brividi ci baciamo appesi al ramo
mentre
contro l’involuzione inglese nasce la charta 88 con Calvino e
Marquez.
Quando sembrava che il bacio cominciasse a ingranare ci stacchiamo e a
questo punto lei sembra avvertire tutto il cattivo fulgore del
mio
alito il ritorno all’antico è un mito ricorrente nel Novecento e
la sera prima avevo mangiato proprio dell’aglio e mi dico a mente
potevi
ingurgitare almeno delle caramelle prima per evitare la disistima
che serve per la rima e il check up sociale dà un grande divario.
49
Ebbene
disperata comunque e poiché la nostra casa a M. non è
stata
ancora affittata chiedo a Sora di riprovare il contatto col padrone
voglio
capire la situazione della Polonia polacca nata durante il comunismo ci
dividiamo tra le due case. Non mi chiedete qualcosa di diverso
gli
uomini sono sempre quelli e la letteratura è una sola anzi per
agevolare
il trasloco cerchiamo di vendere la maggior parte del mobilio. Mi hanno
costretto a sviluppare un sistema di menzogne trasparente per il
lettore
ma invisibile per il censore poi pensiamo di imbiancare la casa di M.
troppi
libri pochi scrittori ma qualcosa di buono mi sembra venga
dalla Nuova Zelanda approfittiamo che è vuota e programmiamo di
metterci solo la libreria che nell’altra casa non ci
entrava.
Seppi testimoniare a modo mio la crisi morale di un’epoca che
consacrava
nella risata la sconfitta dei propri valori poi mia moglie è
aiutata
a parcheggiare la macchina dal nostro attuale padrone di casa Bianca
Anita
ora Francesca ma Valentina è l’unico punto fermo della mia
attività
e invecchia perché segue il ritmo della mia esistenza c’è
nell’aria sorpresa perché mia moglie quella zona la conosce
benissimo.
Mi alzo alle sei del mattino e non riesco ad andare a dormire mai prima
della mezzanotte stiamo andando a vedere la casa che ce la danno
ancora.
Non vi incomodate più a cercare la tabacchiera
perché
l’ho trovata ma sono sempre disperato perché avevo fatto
un
passo quello di andarmene senza esserci stato costretto.
50
In una
rivista svizzera è uscito un trafiletto dove si parla di V. N.
lo
so il mio conto con Cosa Nostra rimarrà sempre aperto lo
salderò
solo con la mia morte naturale o meno la firma è di un
certo
Antonio Delfini mio padre si vantava di non aver mai messo piede in un
bar pur attaccando e negandone alcune qualità poi conclude
consigliandone
la lettura. Prima mi trovo in lizza per il posto di capo dell’ufficio
istruzione
poi vengo coinvolto nelle accuse del Corvo mi fa notare il trafiletto
il
figlio della proprietaria della pensione dove stiamo in questo
caso
potrei anche essere tentato a dargli una mano me ne parla poi
rintraccia
la rivista. Non si fece vivo e ciò mi amareggiò molto non
ha problemi a prestarmela per una fotocopia mi hanno regalato il
cappotto
per potermi chiedere la tangente sui bottoni mi sorprende la sua
condiscendenza
e velata simpatia mi occuperò e alla mia maniera di questi
magistrati
e del loro attacco alla democrazia. A casa mia ci sono dei critici ho
68
anni compiuti da poco sono un agitatore di talento padre di
4 figli e ho abbandonato ogni ruolo da protagonista diventando un
tranquillo professore di informatica Credo uno noto al quale
preciso
qualcosa naturalmente per quanto riguarda gli enti pubblici
ché
ritengo che la Sip non può ignorare i tempi della
contabilità
di Stato nella gestione amministrativa.
51
Avevo tutti
i requisiti per eccitare alla corruzione di me medesima. Si servono
anche
della mia più volte ripetuta paura dei cani e grossi cani
lupo cominciano a circolare per le scale impedendomi anche l’accesso a
5
Sono appena
entrata e prima d’essermi chiarita la menata mi raggiungono dalla
stessa porta dei loschi sarà per i baschi individui mi vogliono
aggredire ma interviene una donna massiccia bruna decisa mi dispiace a
questo punto per il confronto che Maggie sfiorisca e plumeggi la
wittgensteinrenaissance
la donna massiccia bruna decisa ordina loro di uscire e quelli se ne
vanno
dalla porta a sinistra rispetto a quella d’entrata che ricordo è
centrale mentre non è minimale che pluraleggino in otto i
partiti
a Pechino. La donna che rimane sempre massiccia bruna e decisa mi
intima
qualcosa sarà sugli zingari che si organizzano in
congressi
io non amo stare nei cessi e avendo forse toccato qualcuno di
quelli
ho le dita della mano sinistra sporche di merda e poi ci si meraviglia
che le tartarughe vincono! ne ho un po’ di merda s’intende anche
sull’angolo sinistro della bocca tento di togliermela ma è
peggio
mi guadagno solo un terzo posto nel settore alimentare poco male ma ho
conati di vomito sono forti e corro ad un bagnetto vecchio
stretto forse sporco per le dirigenze vuote e vomito nelle banche
d’autore. Libera sono in cerca di un’associazione che prima era
in
città e poi risulta essere localizzata a 5 chilometri da
essa
perché meravigliarsi? l’Eden Sant’Elena è l’ultimo sto
infine
su un taxi e non ricordo che nel 1944 furono salvati da Perlasca
5.000 ebrei ungheresi.
4.
da BROGLIASSO (1996)
LE-CAS-ANDRA
La colpa
fu del padre infarcito di mito, per la sublime
esaltazione
fantastica nell’approccio di qualsiasi fenomeno
fosse
naturale
fosse umano, tanto che di esso conosceva
ogni
componente
da quella storica in realtà poco interessante
all’eziologia
più incidente per arrivare infine alla naturalistica
dove tra
antropo-geo-cosmo-gonia si spassava l’intera vita
sua,
trascurando
anche la moglie, la quale, essendo infarcita
ma di lui,
che era poi la stessa cosa, per la verità poco se
n’avvedeva,
mentre anch’ella invece si lambiccava la mente a
compiacerlo
con ulteriori sollecitazioni etimologiche in
riferimento
a nomi propri di persona, anche in stato
interessante.
E le gemelle che nacquero si chiamarono, dopo
disquisizioni,
dissertazioni, approfondimenti e la meditata
concessione
ad una innovazione senza precedenti per un
doppio
identico sesso, quando s’aspettava invece l’esemplare
unico e
tutt’al più un doppio diversificato, ebbene le gemelle
si chiamarono
Leandra e Cassandra, sempre quindi in
omaggio
evidente alla potenza dell’amore ruota portante di
ogni motore
si che venga rifiutato concesso o solo
promesso,
con le molteplici ovvie pericolose o piacevoli varianti.
E fin qui
niente di anormale essendo il mondo stracolmo di
Adoni,
Anfitrioni, Briseidi, Vittorie, Erinni, e per ben più
semplici
motivi, mai congenialmente vocazionali, sempre
causali
perché i nomi erano stati da qualche parte uditi o letti
o visti
interpretati in vecchi film di Macisti o Ercoli erranti
poco
informati
tanto da creare dei minestroni nelle loro relazioni personali,
se non
che, ma forse proprio in collegamento all’ambiente
originario
saturo di classicità così che ci si meraviglia che
in quella
famiglia vestissero panni normali invece di bende,
toghe,
pepli con fibule varie, le due bambine sin dai primi anni
apparvero
un poco strane, quasi segnate da un destino particolare.
Belle per
carità bellissime anzi, una più dell’altra, anche se
non si
sapeva mai chi fosse l’una chi l’altra se non si
guardavano
gli angoli della bocca, in giù per Leandra, in su per Cassandra.
Questo
almeno fino ad una certa età, quella della parola,
diciamo
ragionata che in loro fiorì nettamente differenziata,
stigmatizzandole
definitivamente ma anche evidenziando la
realtà
di coltura ideale, le maledizioni degli dei resistevano ai
millenni
coinvolgendo non solo il parentado futuro a venire
dell’interessato,
ma anche talvolta il suo omonimato, nel
quale ultimo
caso rientrava proprio la nostra Cassandra, la
quale,
avendo ereditato la disgrazia della troiana prediletta dal
Lossia,
che prima lusingato poi rifiutato si era vendicato,
sfoggiava
sempre una abbondante corretta favella senza per
questo
essere mai creduta dalla folla, anche perché quello
che diceva
non piaceva, parlava di inadempienze, crollilosche
faccende,
preferendo così tutti relegarlo più che nell’ambito di
una profezia
in quello della più chiara pazzia ed anzi era per
rispetto
a quella santa persona di suo padre se non fu pur ella
relegata
in qualche torre lontana.
Cassandra
comunque non se ne curava e spavalda e
disinvolta
procedeva senza peli sulla lingua bìforcuta a
svolgere
la sua alta missione sta-rompente per la carica
irritante,
diametralmente contrastante con quella della
gemella
che essendo nata prima era in realtà la seconda
concepita,
quindi una sorta di stampo non proprio preciso
almeno
in un particolare peraltro determinante come quello
del parlare
concettualmente giusto sì ma in tale caos
categoriale
da risultare un vero insulto grammaticale.
Le parole
partivano proprio da dentro con tale gioioso
entusiasmo
che si accalcavano precipitosamente all’uscita
orale senza
aspettare alcun comandamento nè regolamento
così
che spesso il tutto si concludeva in un vomito madornale
nel complesso
sensato, solo da inquadrare sistemare
aggiustare,
ma per gli altri il tempo dei puzzle era
definitivamente
passato limmitandosi ognuno ad uno
scuotimento
del capo, quando il pelo non si fosse già rizzato.
E a tutti
gli incontri dove le gemelle presenziavano in
coppia
perenne, se Cassandra passava per pazza impenitente,
la povera
Leandra, quando osava vincere la timidezza e
parlare,
si fa per dire era comunque una comunicazione
verbale,
veniva considerata scema perdutamente, complicata
la
soprastante
situazione dalla condizione di essere femmine
soltanto,
in una realtà che ancora preferiva il maschio
dominante.
Eppure Leandra maschio dentro nel comune senso
positivo
corrente si sentiva abbondantemente tant’è vero che
nessuno
le toglieva dalla mente che il proprio nome piuttosto
che derivare
da leon-andra: sereno uomo, come il padre le
aveva
propinato
insieme alla storia dell’amante sciagurato,
fosse il
risultato di una contrazione extra-temporale se volete
anche
spaziale,
tra lei-andra, una sorta di ermafrodismo
dichiarato
lampante, anche in questo doppiante la gemella
Cassandra
per la cui etimologia la sua teoria era similare,
individuandone
l’origine cas-andra, a ritroso cai-andra,
quindi
anche-andra, come per la verità a ben guardare
chiaramente
dimostrava. Della qual cosa inizialmente Leandra
alla ricerca
di una soluzione avrebbe voluto parlare col
genitore,
ma si guardò bene dal farlo non appena le fu chiaro
che, lungi
dal fornirle un aiuto a superare il personale difetto
diciamo
di trasmissione di una splendida realtà solo latente,
si sarebbe
esaltato vedendoci una bi-sessualità splendente e
segno
evidente
di una partecipazione soprannaturale alla
perfezione
dell’essere in generale.
A Leandra
non rimase che tacere per sempre e riservare il
riguardo
di vomitare sibillini messaggi a qualche foglio di
carta pure
da viaggio, su cui poteva però almeno attuare
l’opera
defatigante di un collage ordinato da mandare ai
posteri
in quadretti garbati. Dall’allora Cassandra parlava e
parlava
e Leandra scriveva e scriveva guardando sempre e
solo il
grande mare, su uno scoglio del quale amava spesso
sostare
in contemplazione innamorata tanto che un giorno,
seguendo
forse anche il richiamo lontano di quel suo
omonimo
predecessore provetto nuotatore morto poi affogato,
volle
assaggiarlo
con un tuffo da manuale, dimentica però la
meschina
di non saper neppure galleggiare;. Si dimenò,
gesticolò
boccheggiò disperatamente sotto gli occhi
dell’immancabile
Cassandra che dall’alto della rupe (per fare
il discorso
più truce) prevista la prossima fine: che la sorella
sarebbe
perita, ululò verso magione avita, supplicò ogni
passante
invocando aita, ma nessuno com’è ovvio pensare le
credette
mentre invece molti si convinsero definitivamente
che non
bisognava più temporeggiare e che Cassandra era
proprio
da ricoverare.
Leandra
intanto era affogata irreversibilmente.
5.
da STUNDAIA
ADRIANA
A
antichi
gli occhi veri
complice
il guardo saldo
vedevi
troppo e ti fu tolto
D
dondolo
dolce l'ascolto
non
può
essere sepolto
un tal
matrimonio d'affetti
R
rimpiango
quel tempo nostro
sciorinatomi
via presto
senza alcun
permesso
I
incompresa
pure da te
in
quell'ultimo
gozzo
il destino
mai m' assolve
A
annuso
la strada
per
rincorrere
una casa
all'erta
certa d'insuccesso
N
non so
cantarti come meriti
sono solo
un parolaio
afasico
monco caglio
A
agogno
però ancora pettinarti
sciogliere
le mie cadute
nell'intreccio
dei tuoi voli
Adriana Cavalera,
sorella dell'autrice morta d'incidente stradale a Roma nel 1972, a soli
26 anni