2.
Strappare dallo svenimento dei sensi
3.
I pesci navigano più silenziosi del solito
4.
Dalle scorribande delle nuvole rosse
5.
Dal mare fiammate orientali
6.
Dopo l'età dell'ansia non rimase niente
7.
Spianare la carta ad un piano discorso poetico
8.
Le circostanze sfavorevoli dell'estate
9.
Arricciarsi come un gomitolo di ferro
10.
Scandito il lago tra monti neri
11.
Sottile il filo tra la rosa e il cassettone e resistente
12.
mentre vedevano riquadri televisivi verdi e bianchi
13.
Il viottolo della pace è solo
14.
Il compatto midollo dell'intelligenza
15.
L'esuberanza della terra
16.
Lo sente mai ogni tanto
17.
La spudoratezza di un voto
18.
Senti i mormorii?
19.
Silenziose scarpe di pietra
20.
Che cosa questi innocenti per meritarsi questa morte
21.
Benevoli sono passate le rondini
22.
Le vesciche si manifestano ad intervalli
23.
La concretezza del sasso inciampa il piede
24.
Al diniego consapevole
25.
La ballerina rotea sulla punta
26.
Leggiadra curvatura
27.
Tra i decori dorati
28.
piangeremo i morti
1.
al suo occhio sinistro
A Fabrizio
De André
al suo occhio
sinistro
distintivo della bellezza
delle sue parole cantate.
Tra il Tanaro
e via del Campo
tra il
32 parallelo e la cordigliera colombiana
si getta
la gente alla disperata tra una fiamma
un portone
e un'argine.
Se l'oracolo
parlasse ancora tra gli irti boschi
le acque
ripide di ombra fresche e bianche
il terremoto
della Colombia sarebbe castigo
per le
cattiverie umane, per la distruzione
delle terre
per coltivare coca che inonda
i poveri
infelici e deboli e viziosi
incapaci
al sostegno del peso del vivere
gli occhi
grigi verso l'esterno che male solo
vedono
e il bello non sentono e il buono.
Ma anche
nella devastazione la mano velata
del dio
si china tra questi dannati e tristi
soffia
un vento sulla bocca e le aperte ferite
così
sopravvivono dopo giorni di polvere
e vengono
estratti lentamente con timore
alla luce
opacizzata del villaggio errabondo
altri ancora
rimangono a respirare l'alito divino
salvandosi
secondo modi diversi.
Un segno
della benevolenza sarebbe questo
se l'oracolo
ancora dicesse parole ambigue
segno che
apre alla constatazione
che la
verità è il velo di tutti i colori
quando
una vita da altra è salvata
quando
un'azione benefica cancella ogni nequizia
e senti
lo sfrigolio della luce dietro il mantello
che si
apre e si scopre a frammenti per non accecare
i nostri
poveri occhiali abituati alle frequenze
avvolte
dall'atmosfera sporca e assorbente.
2.
Strappare dallo svenimento dei sensi
a
Mario
Luzi
Strappare
dallo svenimento dei sensi
la carne
di un uomo
la
resurrezione
e la ricomposizione
di quanto
era spezzato frastagliato
riesce
per un attimo a sgombrare
la vita
dalle frattaglie incredibili
quando
il momento del salvataggio
è
pronto e ogni strumento pronto
ecco
scivolare
via il respiro
per le
macerie polverose che cadono sbriciolate
l'attonito
viso guarda davanti a sé
nell'alto
gli occhi pone veloce
passando
nella mente tutti i ricordi
delle morti
vedute
le morti
sentite
inutilmente
sedate dalla memoria.
3.
I pesci navigano più silenziosi del solito
ad
Anna
Istaru'
I pesci
navigano
più silenziosi del solito
oggi che
il temporale improvvido
si abbatte
sulla terra le case i giardini
di nebbia
e vento avvisando
la gente
al sole di marzo avvezza
oramai
verso il tempo più caldo.
Improvvido
e improvviso
scende
sui pesci sulle donne blu
che danzano
e ballano tra le pieghe
della carta
bianca suonando
chitarre
picassiane e pifferi
silenziose
anch'esse e liete
di spandere
musica e profumo
al mondo
che le ama e continua
ammirandole
a spargere sangue.
4.
Dalle scorribande delle nuvole rosse
per una
poetessa spagnola scomparsa
Dalle scorribande
delle nuvole rosse
impresse
sul grigio di un mondo ancora fragile
la forza
senza errore di una voce
tutela
il canto che abbellisce il giardino
seppure
i morti continuano a dire
sofferenza
e patimento
neppure
attenuate
dal marchio
sicuro di vera immortalità
poesia.
5.
Dal mare fiammate orientali
a
Massimo
Morasso
Dal mare
fiammate orientali
le canne
i bambù i papiri
lungo la
strada senti e non sai che gridare
che dire
che fare con questo mare
orientale
lì sotto casa
che ti
manda ondate di deserto
tutto diventa
rosso come
un pastello
di Nolde
solitario
granulato impastato
a zenzero
e basilico:
non sai
che fare non sai che dire
aspetti
un rigoroso temporale
di un
occidente
troppo indifferente.
6.
Dopo l'età dell'ansia non rimase niente
ad Yves
Bonnefoy
Dopo
l'età
dell'ansia non rimase niente
da rendere
e il mondo
fu indifferente.
E'
indifferente
all'offesa
alla
distruzione
alla sopraffazione
alla mancanza
del pane e dell'acqua
alla morte
di giovani e vecchi
come della
vita di ogni combattente.
E'
indifferente
all'opera d'arte
alla nuova
architettura alla poesia
che non
interessa più forse -
agli sforzi
dei poeti di non essere ridondanti
di stringere
giustizia di scartare l'errore
di essere
nella verità e nella bellezza:
l'indifferenza
ha travolto ogni cosa
ogni idea
ogni utopia ogni progetto
per sempre
forse senza più redenzione
se non
fosse che da qualche parte
del mondo
più vecchio e di quello più giovane
si sentono
i rumori di un attrito che non
è
frizione di macchinario ma ronzio
di penna
elettronica che cerca
l'articolazione
più secca più piena
di alcune
parole salvate dalla spazzatura
pulite
lucidate come i candelieri d'argento
per stare
in piedi sul pianoforte non
solo per
bella figura ma per rischiarare
la casa
appena riordinata.
7.
Spianare la carta ad un piano discorso poetico
ad
Adonis
Spianare
la carta ad un piano discorso poetico
sciogliere
le rughe bianche al canto
senza
astratte
parole memori dell'esperienza,
con
improvvisi
sussulti e sfolgorii di visione
per centrare
la luce di un poema rinnovato
dall'andamento
collinare
di forte
e piano di basso e alto.
Cantare
senza paura di abbellire il mondo
lasciando
le lusinghe di dimenticare realtà
poetare
come gli antichi cantari le urla
didascaliche
dei muezzin e melodiose
poetare
con il lungo respiro di chi
ha capito
la difficoltà di essere poeta
senza
risparmio
senza ricompensa
questa
saputa all'interno di un appagamento
che non
affrettandosi e immediato viene.
8.
Le circostanze sfavorevoli dell'estate
a
Christian
Bouthemy
Le circostanze
sfavorevoli dell'estate
non hanno
portato un settembre radioso
non hanno
rallegrato i raccolti e le spighe
non
c'è
giallo niente bagliori rossi.
Le
circostanze
sfavorevoli d'autunno
non hanno
portato un tiepido ottobre
sulle rive
del Mar Nero e le dacie
sono
già
fredde e il cappotto indossato.
Le
circostanze
sfavorevoli dell'inverno
hanno
destituito
un capo e lo hanno fatto morire
senza onori
come Pasternak un novembre
uno è
poeta di memoria incorrotta
l'altro
qualche riga nei digesti storici.
Come saranno
le circostanze di primavera?
9.
Arricciarsi come un gomitolo di ferro
a
Serse
Arricciarsi
come un gomitolo di ferro
con le
spine urlate come sangue
rappreso
sulle punte del bisturi
tagliare
i nodi della gola
filo acceso
di elettricità spinosa
rimbocca
le maniche del mare
sboccante
con la spuma ventosa
bianco
di faraglioni lavici
meravigliosi
totem invernali
attendono
la rincorsa di Ulisse
ancora
una volta perduto
tra gli
aculei delle sirene
urlo spezzato
di miele.
10.
Scandito il lago tra monti neri
a
Marco
Cingolani
Scandito
il lago tra monti neri
una padella
di terra
raccoglie
case aggrumate
città
spostata nella sera
intravista
dalla strada verticale
tra luna
e silenzio dove
la mia
richiesta so parziale
scontata.
Non venga respinta
dissolta
da umano diniego
senza ascolto
perché i motivi
che l'hanno
mossa
sorgere
nella testa impulsiva
maturata
nelle viscere
alimentata
dal cuore è venuta alla bocca
come naturale
bava
saliva
indistruttibile nella coscienza della stupidità
forse della
domanda di minuscolo interrogativo
che comunque
si agita eccita
e vuole
essere ascoltato.
Senza la
speranza dell'ascolto
niente
più potremo
niente
più progettare
senza
orizzonte
oltre la siepe
oltre gli
ontani e degli allori la fila
nessun
frutto nascerà dal pero biancorosa
dal rosso
ciliegio dalla quercia possenteverde
che guarda
i giovani alberi nascere e crescere
senza invidia
con pazienza e passione per la vita
lei come
Te che non puoi respingerci così lontano.
11.
Sottile il filo tra la rosa e il cassettone e resistente
a George
Noskov
Sottile
il filo tra la rosa e il cassettone e resistente
si allarga
a triangoli diseguali secondo un progetto
che subito
non si comprende e si pensa al casuale:
poi le
piccole vittime alimentari e la rinascita della tela
sfasciata
dai nemici ti accorgono che un progetto sovrintende
intelligente
e più arguto di quanto non lo pensino.
Massima
è la tensione tra gli oggetti rilegati
tra le
righe del giorno e della notte che argentano
gli spazi
tramati gli alveoli tenaci che dondolano
come le
canne del papiro dietro la testa quando
ti riposi
con il giornale tra le dita curate
nella
trasparenza
di un chiaro filtrato per la tenda
a mano
da donna paziente ricamata e antica.
Ragno e
scorpione risalgono i sassi spinosi
desertico
passaggio senza il respiro dell'acqua
il giallo
e il nero mostrando emblemi del coraggio
allontanati
da tutti solitari audaci e permalosi
come il
camaleonte che azzurro e rosso
si adagia
sulla punta estrema della pianta
cerca un
equilibrio che solo una zampa
non converte
in caduta.
Respinti
sempre più lontano ecco il grande esilio
anche per
la metafora di questi
o poeta
che spegni
con un
movimento di parole ogni romantica luna
annulli
l'orizzonte temperando di giallo e di viola
la terra
amata col cielo temuto alla fine ritrovato.
Tra questi
mondi passa la figura di uno sconosciuto
ignota
a tutti se non al leonino fanciullo che scruta
chi passa
e chi va chi si ferma e chi sosta
sapiente
segnato sotto il sole della stupidità
dalle rughe
dell'indifferenza scolorata e sciapa.
Indifferenza
non può accompagnare il cammino
essere
compagna sorridente del viaggio
quando
manca un senso che non conduce
ad essere
duci perché il senso può essere fatto
anche non
solo di ragione ma portare con sé
l'alone
della favola bella forse ingannante
certo spinta
all'agire con dignità e resistenza
contro
ogni possibile disagio ogni bella sirena
che ti
mettono davanti contro soprusi e inganni
ribalderie
davanti a ballerini improvvisati e ben istruiti.
Il viaggio
deve andare verso la meta sua
che non
sta nel punto di ritorno ma nell'ansia desiderante
di
oltrepassare
il prefigurato disegno per ridisegnare
un luogo
che diventi il Luogo dove gettare le unghie
graffiarlo
sporcarlo segnarlo ancora per sempre
e ripartire
verso isole e mari e cieli e terre
sconosciute
a noi che abbiamo sentito soltanto
i mormorii
della loro bellezza della loro magnificenza
dell'attrattiva
che ci attrae oltre ogni destinazione:
destinazione
di un destino di sola illusione
consistenza
concreta e reale di accecante luminosità.
12.
mentre vedevano riquadri televisivi verdi e bianchi
a Roberto
Mussapi
(da dove
accadevano ancora cose importanti)
mentre vedevano
riquadri televisivi verdi e bianchi
incendiarsi
e inondare di rosso le case di cartone
nel calore
di un termosifone marzolino partecipavamo
al silenzioso
accadere passibili impossibili
a ostacolare
qualche morte di più precipitata
nella fossa
ricolma di terra di neve
addossati
i corpi con le teste fasciate di sangue
come i
lampi delle fucilazioni di Goya
in attesa
di partire per la Spagna
memoria
costante di ogni guerra civile
- tutte
le guerre sono civili -
l'inizio
delle guerre dal cielo provate nelle secche
di terreno
senza frassini ed ontani.
Giunsero
i compagni di Ulisse a vedere
i maiali
che erano la bocca del gigante
come Saturno
ingoiatore di uomini
mentre
tutto era dovuto al destino
che
prometteva
isola e casa
attraverso
misture di morti e dolore.
Non
più
eroi cadevano sotto elmi fregiati
invisibili
lanciavano i guerrieri le bombe
astati
missili ubriachi per la spinta
perduti
oltre l'orizzonte dell'occhio
e sai che
da un tempo predeterminato
non
raggiungeranno
il rifugio frettoloso
e la strada
conterà qualche cadavere in più.
13.
Il viottolo della pace è solo
a
Valentino
Zeichen
Il viottolo
della pace è solo
una virata
d'intenti
una sterzata
della vita
dopo amassi
di storia
continuando
l'umana vicenda
cantano
gli angeli antichi a noi vicini.
come
ricominciare
daccapo se cademmo
nell'aggressione
nelle offese?
come iniziare
un tempo presente
senza
distruggere
il tempo passato?
come
mantenere
la memoria?
come tenere
una tradizione?
La tradizione
cade putrido fogliame
il nuovo
non avrebbe sostegno:
come
mantenere
la storia senza continuarla
come starci
desiderando cambiamento radicale?
Quando
gli alligatori gialli del tempo impastato
vengono
con guizzo insolito a sbranare
il coniglio
selvatico la storia continua
si ripete
senza storia. Non per gli uomini:
ogni azione
è intento diverso e ricomincia
la corsa
dell'Avventura come il carro di Ettore
lanciato
senza affanno contro Achille
- la
responsabilità
del primo - e cadde
e si
stampò
nel cuore dell'eroe piumato
sporcato
di fango come la preda del Serengheti.
Avvinghiato
alle forcelle dell'aereo
sta
l'aquilone
strappato da un vento incredulo
lascia
pezzi di ogni colore per il cielo
arroventato
dalle turbine come il Monte Bianco
il fuoco
divampato per l'errore umano
portandosi
nella neve rossa decine di corpi
abbrustoliti
come i cadaveri di duemila anni
scavati
dalle macerie spostando la torba
pacciame
che attenua il gelo conserva le radici
degli alberi
dei fiori stendendo un manto
sulle
bruciature
ghiacciate venute dall'Ovest
dalla Siberia
incolpevoli quadranti geografici.
Dall'Est
e dal Sud salgono lente maree
dal Nord
scendono valanghe precipitose
nel centro
scontrandosi come quando
nella pianura
la leonessa avvinghia la gazzella
e la stringe
al collo sino all'ultimo strappo.
Poi il
dilaniamento del corpo con la rabbia
di una
fame giornaliera e da sempre nella
totale
indifferenza delle altre gazzelle ora lontane
mentre
i fruscii le brezze appena percettibili
riportano
calma e naturale equilibrio
dall'imbrunire
all'alba negli accadimenti dovuti.
14.
Il compatto midollo dell'intelligenza
a Seamus
Heaney
(dopo Kukes
)
Il compatto
midollo dell'intelligenza
impastato
con la cultura trova risonanze
nella difesa
che la vita oppone.
Lungo le
direttrici dell'aristocrazia mentale
dello spirito
come del corpo porta
al problema
di non sentirsi schiavo
non essere
soggetto ad altro
non vendere
la propria dignità.
Kukes narra
dello sgozzamento
di un poeta
come uccisione di fanciullo
la
dignità
della storia della civiltà
del popolo
delle montagne lunga la riga
della parlata
rossa su colline ancora bianche
brulla
miniera di cromo appena si scorge
e la
passeggiata
dei fuggitivi con l'asino
è
la fuga in Egitto continuata
sotto i
lampi e i bagliori di uomini
che non
ricordano lasciando spazio
all'interminabile
partita a scacchi
attenti
alle mosse solo per vincere questo
solo per
non perdere quello
altri morendo
condannati dalla loro povertà
dalla
povertà
che non lascia campo
all'essere
uditi e di altri hanno
bisogno
perché siano ascoltati
e basta
di parlare addosso a loro
uomini
queste donne bambini questi vecchi
appesantiti
dalla mancanza del latte e dell'acqua.
Non c'è
retorica né sussulto approssimativo
non risposte
scomposte di opportuni sentimenti
non
eccitabili
tensioni vocali che tradiscono
un
disinteresse
reale come quando
si cantano
gli spartiti seguendo crome e biscrome
accuratamente
con cadenza impiegatizia
senza vivere
l'invisibile melodia della musica
sordi e
ciechi piangendo e urlando per ogni
disagio
disastro o strage o immagine
di chi
non trova la mano adulta
per un
momento nel trambusto tra le tende
o per la
farina bastante una settimana sola
mentre
ponti aerei scaricano tonnellate di cibo
e l'infamia
è quella che venga perduto o rubato.
Quando ci
parlavano di antichissime migrazioni
di popoli
attraversanti il deserto o del taglio della testa
sotto i
due anni o la nascita di un bambino
tra
sofferenze
e miseria e disagi con povertà
tra animali
e case distrutte nessuno prendeva col cuore
la narrazione
come se fosse favola sciocca.
Adesso
si spinge ci si accalca attorno al Padre
perché
onnipotente fermi le volontà di guerra e di stragi
con la
sola voce un solo discorso freni e blocchi
possa fermare
secoli di odio e di ricambiata sfiducia
secoli
di rabbia di rivendicazione là
nelle terre
bagnate dal mare antico e solenne
questo
Mediterraneo sonnecchiante e poco pacifico
che non
smette di rinnovare i suoi blu i suoi celesti
tra le
sponde non lontane di mare saggio e sapiente
che sa
della storia del genere umano e delle lotte
accanite
che popoli diversi hanno ingaggiato
nel tempo
quando le leghe erano forti e dure
come le
odierne e quando la forza veniva esercitata
da chi
la possedeva e non si poteva scoppiare
per entropia
per troppe potenze accumulate.
Mare di
poveri pescatori che conosce e sa
le ricche
navi dei mercanti grigie e dorate solcandolo
per
arricchire
la ricchezza con ogni possibile mezzo
la pace
la guerra o diplomazia
nell'animo
stretto il nascosto proposito
di sopraffare
il nemico così diventando l'altro
che si
oppone ai desideri di imperio.
Noi che
per età non potemmo intervenire
stavamo
in Spagna contro Franco
non
perché
fascista ma autoritario
che condusse
la terra del Duero dispotico
verso una
stabilità cattolica ed europea:
noi frememmo
in Ungheria per la truffa del Patto
le uccisioni
le corse tra i viali di Budapest
con la
bandiera a croce rossa per salvare un ferito
la radio
che gentilmente chiedeva l'impossibile aiuto
all'Europa
e all'Occidente. Poi i carri armati
il silenzio
le fucilazioni come a Praga:
noi
riavvicinati
di sgembo a Dio
non siamo
d'accordo coi gesti vaticani capendo
nella Guerra
Balcana quando la strage di un popolo
spinse
con dieci anni di ritardo a fermare i tiranni:
noi sapendo
della leggerezza americana
lontano
impero che vede un'infiltrazione mussulmana
guidata
dalla Turchia noi sappiamo la differenza
dei
mussulmani
europei da quelli del vicino Oriente
noi sappiamo
la possibile convivenza noi sappiano il genocidio
del Kosovo
e la voglia della grande Albania:
noi non
marxisti e poco cristiani sudando freddo
per le
nostre posizioni piangendo per le morti
fermi
restiamo
sulla strategia cercando
spiragli
di negoziati sapendoli difficili
per
l'insensata
Serbia che resisterà
sin quanto
potrà impotente la Russia di debiti:
noi non
appoggiamo l'Impero statunitense
cerchiamo
un segno della vera ed unita Europa
non solo
affarista e delle banche ma culturale:
Europa
della poesia dell'arte della narrazione:
Europa
che tanto ha da imparare tanto da insegnare
impantanata
sul soldo incapace di trovare
un criterio
stabile e meno scivoloso
per essere
Grande Nazione rispettosa delle diverse Terre
che
conformano
il Continente non ancora domato.
15.
L'esuberanza della terra
a
John
Hoyland
L'esuberanza
della terra
accolta
dal cielo rinfrescante
mostra
calori e rumori.
Un fumo
diagonale s'infiltra
senza
apparente
violenza
dentro
i teloni d'azzurro
tesi tra
una nuvola e l'altra.
Paziente
oltre ogni riserbo
i cieli
pensano ai gesti che vedono
scendono
alle architetture inventate
si abbassano
e sfilano interni
ai vuoti
lasciati liberi dalla mano
che dice
l'incipiente sorpresa
sotto
l'impossibile
maschera.
Orizzonti
segnano confini incredibili
limite
rotolante all'infinito
e quell'aria
che diciamo mare
solo
perché
orizzontale e solida
è
quell'aria che diciamo cielo
solo
perché
sopra le teste
particelle
incolori liquide che
non
rispondono
alle faticose domande.
Sette file
di alberi bucano
sette volte
il tetto stellato
nel giorno
affollato di lampi
di
schianti
di schegge di tuoni:
questa
la lotta ordita lassù
pensata
come disumano conflitto
per
respingere
lontano ogni debito
che l'incolta
aggressione pone
alla civile
intelligenza spargendo
sassi e
boschi verso innaturale sito
rompendo
le radici le zolle i fiori
spazzando
ogni speranza di coltivazione
spezzando
ogni possibile resurrezione.
Continuano
gli abbracci delle nuvole
squillo
di torneo tra i condensamenti
dei gialli
dei verdi i grigi gli amaranti
finzione
di morte e di nero
anche se
un temporale fa pensare al contrario:
finzioni
sfogano la sensualità
accaldata
nella purezza
precisa
della traccia dello splendente architetto.
16.
Lo sente mai ogni tanto
a
Zbigniew
Herbert
Lo sente
mai ogni tanto
uno
sfrigolìo
interno
come uno
stato di attesa
un sentire
che qualcosa
dovrà
avvenire e mutare
trasformare
il tuo corpo
pisside
dello spirito?
E' una
sensazione
forse altro
tra il
bello e l'inatteso
netta
nell'inizio
della giornata
sfumata
nel corso
uno scivolare
via di profumo
che rimane
intensa memoria.
Ma noi
ci faremo da parte
come la
belbergia e il bananamusa
quando
nasce la pianta figlia
aspettando
il suo rafforzamento?
Ci faremo
da parte per i nuovi venuti
niente
sarà più di noi
se non
impasto di terra
acido o
no secondo costituzione?
Un poco
di terra riportata ricopre ogni cosa
e tutto
sarà silenzio della natura.
Ci faremo
da parte naturalmente
senza fiori
e spighe arditi nell'alzarsi
al sole
incontratosi col cielo svolazzante:
ci faremo
da parte certo ma non
senza aver
provato il nostro fuoco
l'energia
sapiente che da lontano
spinge
e preme le spalle odorose
questa
energia che sprechiamo volentieri
ma che
ritroviamo al quando opportuno
antica
energia che spinse Ettore
alla grande
lotta Ulisse al gran viaggio
ser Thomas
a non rinnegarsi:
fuoco che
ci distingue dalla belbergia come
dal
fischiante
gibbone. Sì
ci faremo
da parte assolta la nostra
concluso
il colloquio col mondo
non
più
accaldati
senza
più
il freddo e la maccaia
adagiate
tra le mani e il naso teso:
ci faremo
da parte
lasciando
le tracce dovute
ai giovani
lo spazio dovuto
ripresa
la via a noi segnata
con
l'allegria
e la leggerezza di anni trascorsi.
17.
La spudoratezza di un voto
per
Octavio
Paz
La spudoratezza
di un voto
accompagnata
dalla presunzione
di un
colloquio
puntiglioso
impedisce
la risoluzione dei problemi
di una
realtà persa di vista
rimane
la tracotanza delusa.
Strette
sono le parole e chiuse
quando
labbra si schiudono nella sera
illuminata
dai riflessi della invisibile luna chiara
quando
il cuore affanna nel calore appiccicoso
rincorre
i ritmi del diaframma
spaccato
da sconosciuto affanno.
Le rotazioni
della mente
avvallano
il pericolo avvertito
nessuna
figura o forma nasce
se non
distorsione di effimero
niente
che lasci al poi e poco dura
nella
considerazione
emotiva.
Inutile
scrivere sul vetro
senza le
passioni dell'intelligenza
senza il
sangue sulle dita
affollate
di corpuscoli che vogliono uscire
andare
verso l'aria mescolata di cielo e nuvole
quando
la pioggia ancora non si è formata
e il vento
dondola da un balcone all'altro
intirizzendo
i gerani le rose bisognose
non di
lui ma di fosforo azoto insieme al potassio
quanto
poco dell'acidosità della maligna compagnia.
Inutile
scrivere sulle apparenze cardinali
quando
il cuore non sobbalza
alle
mostruose
stragi
alle
grandiose
invenzioni
al maledetto
grande genere umano
deliziato
di endiadi di sinusoidi
tra
imbecillità
e maestosità.
Passano
correndo le immagini
di una
figura di profilo
grande
impasto trasparente
solido
segno aperto alle più folli pretese
ignorando
gli ultimi disegni
sobri ed
attenti alla grammatica
ricostruita
per diversa sintassi.
Passano
le immagini scorrendo
un fiume
impossibile di tempo
perduto
e spiegazzato come se
eternità
si potesse rovinare con inutili trovate:
poi si
venne a sapere
che strategia
non c'era
solo un
dopo non compreso
rinsecchito
dalla frenesia di tutto potere
dicendo
quello che sono gli impostori.
18.
Senti i mormorii?
a
Mariuccia
Senti i
mormorii?
le urla
Odi gli
scoppi?
la rumorante
folla
Ascolti
i pianti veloci?
le
imprecazioni
Rispondi
alle implorazioni?
alle
preghiere.
Nel posto
di sempre
serena
ed appagata
con sorriso
compiacente
guardi
gli spigoli storici
abbandonata
ogni impennata
dolce della
quieta calma
esplosa
nella liberata luce
mattutina
e serale
per chi
non sente la retta
per chi
nella retta obliquo si muove
sollievo
alle nostre contraddizioni
ogni cosa
vivi adempiuta
tutto avendo
compiuto.
19.
Silenziose scarpe di pietra
per
Attilio
Bertolucci
Silenziose
scarpe di pietra
rossa
nell'agosto
imperterrito
senza tregua
transitano e lucidano
il pavimento
della chiesa che offre
immancabile
ristoro:
albero
ritto accanto come campanile
muove le
ore assolate
silenziosi
muri e mattoni
per uno
slargo di strade senza riparo
a lato
un piccolo bar che promette
un più
immediato sollievo
centellinando
i respiri i secondi
consumati
nell'acqua giallastra
riparata
dall'ospitale marmo.
a Tomas
Transtroemer
Non c'è
allegria in giro
non serve
più il canto ungarettiano
per dire
le tristezze e gli strazi dell'uomo
attorno
il grigio domina:
soddisfatti
della raggiunta mediocrità
vagano
gli uomini in cerca di un alibi
si circondano
di chiacchiere e
leccano
il proprio corpo e
si tuffano
nel mare rassicurato da bandierine blu
altro non
cercano non trovano non sentono
involucri
pesanti al proprio essere
stanno
dentro una sauna
felici
di sudare e di raggelare
senza sapere
lo scopo dell'improvviso sbalzo
non
più
usi all'urto allo scrollamento
fiduciosi
in un mare estivo
piatto
per l'eternità.
20.
Che cosa questi innocenti per meritarsi questa morte
per Allen
Mandelbaum
Che cosa
questi innocenti per meritarsi questa morte
Dura
difficile
insensibile da affrontare nella lontananza
Nel buio
di un coltello sacrificale di un bastone pulito.
Che cosa
questo vecchio da qualche anno solo fumatore
Sullo
sgabello
accanto la casa a guardare oche e secchi
Qualche
volta portando a spasso la mucca salutando l'Oriente.
Che cosa
incolpevoli e vecchi questi bambini che niente possono
Perché
queste sofferenze forse capiranno i tuo avi non noi abituali
Di uno
sfrenato Occidente che poco ricordiamo delle antiche tribù.
Il giallo
rosa della Giudea e la moschea dorata di Omar
Memoria
di un nascere tra pareti azzurrogiallobianche
Tra ancora
colori di frutta e la verdura che odora forte più del basilico.
Rimane la
frizzante pace di stare a tutti sacro nel Luogo
Dove ciascuno
mangia la carne come deve e il tè si versa dalla spalla
Nel suono
di una campanella che contrasta con il gracchiare della radio.
Si prolunga
la processione dentro i lamenti e le ondulazioni
Scritte
in foglietti di muro mentre un canto dall'affilata torre
Ricorda
l'immensità del cielo e la soglia dell'eterno.
Le colline
inesorabili e il frastuono dell'altro mondo
L'altra
parte del mondo dei caffè che non vede l'altro
Se non
come possibilità d'occhiata e curiosità turistica.
21.
Benevoli sono passate le rondini
a
Sergio
Givone
Benevoli
sono passate le rondini
sopra la
ruggine delle case sfalsate
infiltrandosi
tra le feritoie dei merli
dominatori
della spiaggiata collina
verso la
risalita di un poggio dove
l'acqua
cade e il vento refola.
Riposate
sono passate le ore
amiche
e i dimenticati giorni
con le
tempeste e le bonacce
sopra queste
aie e questi recinti
sopra questi
prati e questi fiori
corrosi
da un aria sempre più spessa.
Distaccati
sono passati i sogni
che neppure
la memoria riprende
filo dei
tappeti sotto il sole nudo
delle pianure
senza arbusti e brune
così
lamentevole il grido come pianto
di un uomo
sopra la croce senza parole.
Emozionata
la fantasia ha lottato
l'immaginazione
si è scaldata di notte
la ragione
tranquilla come la poesia
nelle caverne
abitate dalle distrazioni
rumore
di gola ritorta che ritorna
al fiume
lungo e antico di spuma
cadenza
lanuginosa non risparmiata
dalla luna
accecante che nella notte
s'incarna
tra i velari del settentrione.
Impassibili
sono passate le capre
con l'occhio
semita hanno belato
al soldato
ferito e nemico
disteso
sotto il dirupo rotta la gamba
la mano
pietosa si tese alla bocca
direttamente
dal capezzolo paziente
passando
autocarri cantanti
tra il
pietrisco e la polvere saltellante
da anni
manca l'acqua risanatrice.
22.
Le vesciche si manifestano ad intervalli
a
Nanni
Cagnone
Le vesciche
si manifestano ad intervalli
regolari
come le stagioni di un tempo
arrivano
come l'infestante estate e
il consacrato
inverno secondo una spinta
prodotta
da insetti che si alimentano
del sangue
dell'innocente.
Carne esposta
ai massacri
più
crudeli che avvengono
in tempo
di sbandamento
alla ricerca
di nuove costituzioni
di un
equilibrio
di vita
di un asse
senza cadute
nell'ostinazione
di stare a galla
sulle
posizioni
già conquistate.
E questo
favorisce le vesciche
che si
mutano in ferite
che si
chiudono che si riaprono
per ogni
passaggio di mano
sulla pelle
fresca e sconveniente.
23.
La concretezza del sasso inciampa il piede
a
Milo
De Angelis
La concretezza
del sasso inciampa il piede
che non
volle saltare pesci matissiani
carne
baconiana
non poté il salto impedito
dalla mano
stretta dall'altra che lo tira a sé
salvataggio
con la frenesia che accade
quando
piccolo è il pericolo e nessun panico
attraversa
il corpo di un'anima
avvezza
alla tranquillità dei gesti.
Accettare
di vedere la Cappella Sistina
godere
del tondeggiar di colori
poi che
l'occhio cada nella nebbia circostante
con
tranquilli
ricordi e le emozioni nuove:
reggerei
tale strazio o nel terrore
del buio
sbranato da me stesso non
sosterrei
la prova e contro mi scaglierei?
contro
chi la prova dettò nella casa antica
a fronte
del mio coraggio tinteggiato
di quel
glauco verde oramai sparito
dalla tomba
scoperta nell'anno fatale di Marcel.
24.
Al diniego consapevole
a
Lucetta
Frisa
Al diniego
consapevole
di una
coscienza che rifiuta
il male
ricompensa
e merito.
A chi per
pigrizia o natura
portato
non è alla malizia
si riveste
lui di merito?
L'azione
di ridurre al minimo scarto
l'intervallo
tra pensiero e prassi
in sé
e all'esterno già è
atto benefico
se nell'area
del bene
si muove l'idea:
il
problema del male e del bene
della loro
differenza e distinzione
agli uomini
se soli inestricabile
necessita
per ansia di libertà
il ritorno
ai sacri antichi testi.
25.
La ballerina rotea sulla punta
a Giuseppe
Conte
La ballerina
rotea sulla punta
Modula
la destra con la sinistra
Vortica
nel misterioso
Dei quattro
punti cardinali
Per i venti
della rosa che
La tengono
snella e rotante
Se la mano
che la gira interviene
Con
appropriata
mossa
Non lascia
cadere il movimento
Che sarebbe
soltanto mancanza.
26.
Leggiadra curvatura
a
Stefano
Zecchi
Leggiadra
curvatura
Il corpo
sopporta
In avanti
declinato
Le braccia
protese
Mani
intrecciate
le dita:
Le
rotondità
intuite
Al loro
posto inducono
Il pensiero
a rotondità
Sapendo
comunque
Il destro
occhio eccentrico.
27.
Tra i decori dorati
per
Antonio
Porta
Tra i decori
dorati
Il tondo
tiene il liquido
Vorrebbe
versarsi e scappa
Verso le
convessità dello spessore
In alto
spingendo a terra tenuto
Dal momento
estremo del passaggio:
Il cristallo
s'appanna per la pasta
Addensata
e rossa quando avviene
Con la
precisione e la naturalezza
Chiamato
miracolo.
28.
piangeremo i morti
a
Nessuno
piangeremo
i morti
i feriti
che strisciano
la vena
violenta
del genere
umano
uno strazio
millenario
piangeremo
perché
contro brutalità
compiremo
lo sforzo estremo
di ricercare
Poesia
contro
dolore e sofferenza
devastanti
ogni argine opposto.