Accecami il mondo
Tre
Sopravvivere
Ritrattopoesia
Paralisi
Noi, al condizionale
Perdite
Come i poeti
1. Accecami il mondo
Vieni qui, avanti:
scioglimi i capelli,
intrecciami le ciglia;
accecami il mondo.
Fammi ricordare che ho
una pelle,
riscoprire di cosa sono
capaci le mani:
fammi reinventare le dita.
Guidami lungo i tuoi nei
e io li unirò nel
buio
in cerca di costellazioni
alle quali dare un nome.
Fammi dimenticare a cosa
mai
possa servire la vista,
o quale differenza passi
mai
tra i respiri ed i
sospiri.
Addormentami.
E risvegliami.
2. Tre
Ma a cosa
serve
contare
insieme fino a tre,
se poi ci si ritrova a saltare
giù da soli?
3. Sopravvivere
Vedo
ancora, sulla pelle,
tutti
i segni che hai lasciato:
macchie
di lividi scomparsi;
cicatrici
che il corpo,
e
non la mente, ha ricucito.
Ma
l'anima non ha ancora appreso
l'arte della rigenerazione.
4. Ritrattopoesia
Hai dipinto
per me
un ritratto senza occhi
Ed io ho scritto
per te
una poesia senza finale.
5. Paralisi
Amarti era
la mia paralisi:
l'arte del disimparare,
disincantarsi e
dimenticare
tutta la bellezza del
mondo.
Era come scacciare via le
fate
o scordare le fiabe
raccontate,
senza mai riuscire a
ritrovare
la strada che riportasse
al mare.
Aveva la stessa solitudine
dei lunapark abbandonati,
e soffriva
dell'inquietudine
febbrile che provano i
malati.
Sapeva di cibo andato a
male
che ci si ostina a
conservare:
Mi nutrivo di emozioni
già morte.
6. Noi, al
condizionale
I miei baci
non
t’avrebbero curato
da alcun
male, né
le mie carezze
o i
sorrisi
t’avrebbero aiutato
a
trovare verità e
certezze.
E non
t’avrebbe
dato mai quiete
il mio
canto,
inutile e stonato;
né
a inventar nuovi
mondi per te
io sarei
riuscita
mai: è assodato.
Con me,
non
l’avresti cambiata
la tua
vita. Ma
forse sarebbe
cambiato
il tuo
modo di vederla,
o viverla.
Forse.
Oppure no.
Per te
ogni
cosa sarebbe
rimasta
uguale, ed
ogni giorno
quel giorno. Come se
dopotutto io non
fossi
stata altro
che un contorno,
un
bouquet di fiori
finti; un vaso o
un
quadro da
mettere in soggiorno.
Io
invece, credo, t’avrei
amato
in ogni
caso.
Anche se
odi il cioccolato.
Ma per
queste
parole non è
più
il tempo, sai:
"noi" non
ammette condizionale,
mai.
7. Perdite
Luce di
stelle già
spente fu ciò che
vedemmo;
quello che
noi mai capimmo.
E
dietro, scie di
comete ormai fioche,
non
esprimemmo più
alcun desiderio.
Giocavamo
a
roulettes d’eufemismi
e
banalità,
gettando parole
a caso
qua e là;
senza fiches
da
puntare, né favole.
Ed
entrambi, sì, lo
sapevamo:
perché
quel che tu
volevi era invece
respirare
coi miei
occhi, e poi
veder
con le mie
labbra com’è che
il mondo
cambia,
mentre io, dal mio
canto, avevo perso
fiato e sguardo.
8. Come i poeti
E adesso
apri gli
occhi.
Non
spalancarli.
Piano:
socchiuderli
basterà.
Ti
basterà, vedrai,
per
scoprire
che nel
mondo
c’è
troppa meraviglia
per non
vivere una
vita.
Vedi? E’
già primavera.
E tu
stringi in
mano
frammenti
di
esistenza.
Hai
l’universo,
dentro.
Credi a
me, è
abbastanza.
Abbastanza
perché
tu
possa
sorridere
anche
così
ed ora.
E non
dare ascolto
ai poeti,
quando dicono
che solo
nei sogni
gli uomini
sono liberi:
mentono.
Lo fanno sempre,
da sempre.
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