1.
E’ sempre stata lì
2.
La quercia di San Savino in Trebbio
3.
L’albero del sole
4.
Il noce
5.
Il gelso
1.
E’ sempre stata lì
E’ sempre
stata lì
dietro
l’uscio
la nemica
facendo
finta di nulla
la morte
antica
ogni volta
nuova
Sento il
disagio
del vento
e del sangue
nei giorni
pieni di tenebrìa
dentro
le ossa
dove duole
ogni frammento
la coscienza
del ponte
che cede
che cade
sopra la
moschea dei sogni
I laghi
e gli alberi
le arcate
sopra i fiumi
lungo i
rivoli d’acqua
scricchiolando
le assicelle
secche
di legno stagionato
allungando
il passo
e la mano
ora
si toccano
le locuste
saltellando
sopra il muschio
e la scheggia
coperta
dalle foglie
umide
nella terra
nera di Nekrasov
dell’inverno
o dell’autunno
in ogni
stagione.
(da “Stari Most” – ed. Campanotto 1998)
2.
La quercia di San Savino in Trebbio
C’è
una bella chiesa
antica
di roccia
ma sono
morti tutti – qui –
neanche
al cimitero
c’è
qualcuno vivo
Tre querce
una
più
vecchia dell’altra
con le
radici profonde
incavate
nel ventre della terra
Nulla è
disperso al vento
se tra
le foglie delle pioppe
s’appiglia
il tuo respiro
e ogni
cosa è dissolta.
3.
L’albero del sole
Rispecchia
la foglia lucida
sui rami
dei pioppi
Verde vedo
irradiare il sole
sopra i
pensieri
oltre l’asta
dritta
dei tronchi
vivi.
4.
Il noce
Fra le foglie
al vento
i rami
del noce
racchiudono
la luna
lì
fra gli spigoli
e il profilo
del tuo volto
rassomiglia
cammeo
a incastro della luce
e dell’ombra.
5.
Il gelso
Ritrovo
l’abbraccio
a larghe
foglie
e lunghe
le dita
le more
bianche e nere
pastose
e soffici
la mano
leggera
ha il polso
sottile
di ninnolo
e largo
il fianco
forte e
snello
alle intemperie
del vento
e del ghiaccio.