Oggi è ogni giorno
Stanze per il giorno dei
morti
Oggi
è ogni giorno
ma a me
il
male è questo dolore quest’ora
in cui il ragno oscilla tra tela e parete e i muri
fino al soffitto costruiscono ombre
e mi si spaccano i denti nella furia di parole
che ritornano: lo vedete voi che c’è il torto
e tutto a nostra immagine?
ma
a me
chi lo dice che c’è il paradiso?
anche il muso dell’animale è attesa è mangiare è
chiedere
e guscio è ogni anatomia e il voi e il noi e ogni figura
sono aperti e a volte pensiamo la salvezza
a volte siamo solo vivi e siamo stufi del cuore dell’anima
del giorno che saremo alla destra di chi a fare cosa?
il dolore è questo: è errore nelle parole.
ma dio
se
prende i pari vostri se vi somiglia
è messo male: quaggiù è terra io sono cometa
sono miglia di vento nella nuca sono gli occhi
che rimano il mondo e voi aggiustate l’abito ancora
credete all’abito credete di rinascere nella vita.
ma io la
vita la finirei gridando come i pazzi:
andare sui tetti a una finestra e fare il gesto così
e così e tiè e basta, mica coi versi la finirei
vi inchioderei i versi la poesia come la legge alla porta.
ma io ci
inchioderei la carne alla porta
farei a brandelli le braccia mi romperei
ogni vena e gli occhi ve li incollerei
all’aorta a guardare le cellule che avete
di che cancro crepate e a gesù gli direi
che i sepolcri imbiancati camminano
i morti camminano e oggi è il giorno
del giudizio oggi è ogni giorno.
Stanze per il giorno
dei morti
il
buio non nasconde i morti
ma
gli occhi vedono il giorno
e
io mi illudo della campana
che
chiami l’ora soltanto ci lasci vivere
pensando
radici
come
pianta nei rami toccare l’alto:
è
nella terra il cielo
qui
il fiore capisce l’erba lo spino
e
l’ombra che lo salva.
così
la sera incanta le case
e
rogge dilagano in campi
in
slarghi di fango dove non c’è colore
e
si sconfina ciechi e si sta soli e filari
d’alberi
sono
a sentinella e ogni cosa gira ritorna
e
stringe i paesi un silenzio d’inverno
il
bruno di corteccia a metà dell’aria.
gli
uccelli notturni mai festosi
hanno
grida vuote nel vuoto
e
un rimbombo è l’unica voce
il
nome che scende dalle imposte
scappa
via nella luce e all’alba
ognuno
è rinnegato tre volte
dio
non sai che fatica sbagliare.
i
morti rubano memoria
diventano
i ricordi e a notte
parlano
dentro le grondaie in spifferi
improvvisi
con improvviso significato
ma
nulla è come prima i vivi
non
ritornano non cercano più
hanno
chiavi a ogni porta.
un
giorno i morti risorgeranno
e
noi li aspetteremo sui campi
con
altra terra per loro: vedete
che
terra è rimasta non ha più cuore
la
terra senza di voi.
i
nomignoli dei morti
non
stanno nei cimiteri
si
scrive il nome che uno
ha
avuto non cosa diventa
abele
e non caino e si dice
è pace la
pace eterna.
Nadia
Agustoni
(1964) ha pubblicato per Gazebo Edizioni i seguenti libri di poesia: Grammatica tempo (1994) , Miss Blues e
altre poesie (1995), Icara o dell’aria ( 1998), Poesia di corpi e di parole (2002), Quaderno
di San Francisco (2004) e Dettato sulla geometria
degli spazi (2006), Il
libro degli Haiku bianchi (2007).
D’imminente pubblicazione per le edizioni “Le Voci della Luna” la
raccolta “Taccuino nero”.
Collabora
a varie
riviste (Leggendaria, Leggere Donna, A, L’area di Broca e altre ) e a
blog
letterari (Nazione Indiana, Lpels, LiberInversi, Donne in Viaggio). Sue
poesie
sono apparse nella rivista Poesia e in altre pubblicazioni.
Ha
scritto saggi su
di Etty Hillesum, Elizabeth Bishop, Kazimiers Brandys, Patrizia
Cavalli, Gianna
Mancini, Monique Wittig e altri.
Un suo
scritto è
nel libro “Aurelio Chessa, il viandante dell’utopia”, Biblioteca
Panizzi (2007)
Ha vissuto a lungo
in Toscana e attualmente vive e lavora a Bergamo.